«Che fine ha fatto l’invasione di referendum che avrebbe devastato l’Italia del 2022 con l’introduzione della firma digitale?». Alla campagna antireferendaria di cattolici e centrodestra che prosegue senza soluzione di continuità, l’Associazione Luca Coscioni risponde facendo il punto su quella che «i più fini analisti politici prevedevano sarebbe stata peggio dell’invasione delle cavallette per l’antico Egitto».

Se ne prevedevano 12, ricorda Marco Cappato, «c’erano già parlamentari che volevano alzare la soglia delle firme (Ceccanti, Pd), intellettuali terrorizzati dai referendum che avrebbe potuto allegramente convocare Chiara Ferragni (Massimo Cacciari), e comunque grande apprensione e pensosa preoccupazione, oltre alla maledetta nostalgia per i referendum di una volta». Era l’alba del 20 luglio quando le commissioni Affari costituzionali e Ambiente approvarono all’unanimità l’emendamento di Riccardo Magi (+Europa) al Dl Semplificazioni. Panico. E ora? A che punto è l’invasione?

Il referendum di abrogazione del reddito di cittadinanza annunciato da Renzi e dibattuto «per giorni come se fosse di imminente votazione» non è stato «mai nemmeno depositato in Cassazione». Il referendum di abrogazione del Green Pass è stato depositato in Cassazione, con le firme raccolte anche in digitale, ma «certamente non le 500.000 necessarie», afferma Cappato. I 6 referendum per la giustizia giusta del Partito Radicale e della Lega sono stati presentati da 9 Consigli regionali a guida centrodestra malgrado le «oltre 700.000 firme raccolte, anche digitali» annunciate, che però non sono mai state depositate. I due referendum di abrogazione della caccia sono naufragati. Solo uno dei due «ha annunciato il deposito delle 500.000 firme, anche digitali» che però non sono state tutte confermate in Cassazione.

Dunque a cinque mesi dall’introduzione della firma digitale, solo due quesiti referendari hanno raggiunto il numero di firme necessarie: quello per la legalizzazione dell’eutanasia (1.240.000 firme di cui 350.000 digitali, già verificate dalla Cassazione) e quello sulla cannabis (oltre 600.000 firme raccolte in una settimana, quasi tutte digitali, in attesa della verifica definitiva della Cassazione). Ora però, conclude Cappato, l’importante è «che ci lascino votare».