Dopo quasi un mese di sciopero dei lavoratori davanti ai cancelli dello stabilimento dell’ex Alcoa, l’ultimo ostacolo alla ripartenza della produzione di alluminio nel polo industriale di Portovesme, nel Sulcis sembra essere superato: la Sider Alloys, la società svizzera che dal 2018 è subentrata all’Alcoa, e l’Enel hanno firmato l’accordo sul prezzo della fornitura energetica, passo risolutivo per lo sblocco degli investimenti per il riavvio degli impianti. «Un passo fondamentale reso possibile dalla mobilitazione dei lavoratori», hanno commentato i rappresentati Fiom Fsm Uilm e Cub che lo scorso 26 giugno hanno indetto lo sciopero dopo il mancato rinnovo di 20 contratti, per rimettere l’attenzione sulla vertenza che si trascina da oltre 10 anni. «Ora si vada velocemente verso il riavvio della produzione, realizzando il piano industriale che potrà garantire non solo la ripartenza di quello stabilimento ma fare da volano per la rinascita economica di tutto il Sulcis».
«È stato possibile siglare il contratto di fornitura essendo stato sciolto il nodo della garanzia sul prezzo dell’energia», ha dichiarato Alessandra Todde, sottosegretaria allo Sviluppo Economico con deleghe all’energia e alle crisi industriali. Tra contratti troppo brevi e l’incertezza dei costi sulla fornitura, la questione energetica è spesso risultata l’ingranaggio mancante per la riuscita della ripartenza, non solo in questo ultimo anno, ma sin dal 2012, tenendo di fatto in scacco l’intero polo industriale di Portovesme. L’intesa sottoscritta ieri prevede che Enel riconosca a Sider Alloys un contratto di fornitura energetica di 5 anni più altri 5 ad un prezzo definito dal Mise «competitivo». Sarà adesso possibile per l’azienda presentare il piano industriale e sbloccare i 150 milioni di investimento per la ristrutturazione e la riattivazione degli impianti. Finanziamenti dei quali 7,8 milioni sono stati stanziati dalla Regione a fondo perduto, 84 a tasso agevolato, 20 forniti dall’Alcoa e il resto in capo alla Sider Alloys.
Il piano di ripartenza prevede l’inserimento di circa 400 lavoratori, di cui 370 diretti e 70 a contratto, più altre eventuali assunzioni in caso di riavvio di ulteriori impianti, come ad esempio la cosiddetta «fabbrica degli anodi». Attualmente nello stabilimento sono occupati un centinaio di lavoratori.