Occupare militarmente piazza dei Tigli all’Isolotto per presentare il candidato a Palazzo Vecchio della destra, Ubaldo Bocci, non è stata una grande idea. Ancor peggiore è stata la decisione di rimuovere lo striscione «No al razzismo», affisso insieme a tante bandiere arcobaleno, nel quartiere voluto dal sindaco La Pira e nobilitato per decenni da Enzo Mazzi e dalla sua comunità. In definitiva la giornata fiorentina di Matteo Salvini, che per giunta ha promesso «di tornare spesso da queste parti», non ha lasciato una grande impressione. In piazza c’erano più forze dell’ordine che simpatizzanti. E se l’obiettivo era quello di promuovere nel quartiere d’Oltrarno uno dei tre comitati elettorali di Bocci, a far notizia è stata invece la generalizzata protesta dei residenti.

«Abbiamo vissuto come una spiacevole provocazione il comizio organizzato questa mattina – hanno fatto sapere un gruppo di genitori della scuola Montagnola e altri fiorentini dell’Isolotto – e ci conforta aver visto molti balconi con striscioni e bandiere della pace. Ma evidentemente Salvini temeva il dissenso: per organizzare la sua passerella il ministro ha dovuto organizzarsi ad orari da pensionato, a mezzogiorno, e blindare il quartiere. E non a caso l’iniziativa è stata pubblicizzata solo poche ore prima».

Per ufficializzare la candidatura di Bocci, 62 anni, manager di Azimut ed ex presidente di Unitalsi, c’è stato ancora una volta bisogno di un vertice a casa Berlusconi con Salvini e Meloni. Un incontro chiarificatore dopo almeno due mesi di indecisioni, e un potenziale candidato, l’ex forzista e oggi Fdi, Paolo Marcheschi, costretto a rientrare nei ranghi. «L’apertura della campagna elettorale l’hanno fatta già ad Arcore – ha subito chiosato Dario Nardella, accreditato dai sondaggi di una vittoria al primo turno – e poi sono sei mesi che si parla di Bocci, finalmente lo hanno ufficializzato».

Sono parole, quelle dell’attuale inquilino di Palazzo Vecchio, che fanno capire quanto per la destra sia stata difficile la partita delle tre città toscane che a maggio andranno al voto: con Bocci a Firenze sono stati scelti anche il funzionario della Confcommercio in quota Lega, Daniele Spada, a Prato, e Andrea Romiti di Fdi a Livorno.

A conti fatti Forza Italia è rimasta a bocca asciutta, e visti i precedenti già si ironizza sul voto a Nardella da parte dell’elettorato forzista deluso. Anche il senatore Achille Totaro di Fdi, che di voto popolare se ne intende, è dubbioso: «A Firenze per vincere si doveva scegliere una persona in grado di rappresentare l’universo denominato sovranista. Bocci non mi pare capace di interloquire con il nostro elettorato popolare». Più tranchant il commento dei sostenitori di Nardella di Sinistra civica: «Bocci è uomo della finanza e delle banche, cattolico conservatore, foglia di fico della destra di Salvini, catapultato nella mischia alla ricerca di voti moderati».

Per sostenere Bocci, Salvini ha assicurato fra le tante cose che il nuovo aeroporto intercontinentale di Peretola – contro il quale sabato scorso hanno ancora una volta manifestato in almeno 5mila, sindaco pratese Biffoni in testa – si farà. Offrendo un ennesimo assist al sindaco Nardella, principale sponsor con Enrico Rossi della grande opera cara alla premiata ditta Renzi&Carrai. E facendo capire che solo grazie alla sinistra unitaria fiorentina, che candida Antonella Bundu, sarà possibile dar voce ai critici e ai contestatori dell’«aeroporto impossibile», già oggi incastonato, nella sua attuale versione di city airport, in un’area densamente urbanizzata e con il grande Polo scientifico universitario a qualche centinaio di metri.