In questi giorni terribili a livello mondiale, lacerati e laceranti di ogni riferimento tranquillizzante, può sembrare inopportuno tornare ad occuparsi delle vicende delle nostre città, se non fosse perché il livello di irresponsabilità politica degli amministratori locali è uguale a quello di quelli nazionali, e del perché le disastrose scelte sul futuro delle nostre città determineranno in breve un loro stravolgimento e forse un loro annientamento, strutturale e culturale.

Il caso di Firenze è esemplare. In questi giorni due diversi episodi, contrapposti, hanno fatto tendere la corda delle preoccupazioni per la città: da un lato la segnalazione Unesco sul malgoverno e sulle politiche errate della città, che hanno smascherato le logiche mercantilistiche sull’uso del patrimonio dell’umanità in gestione all’Amministrazione comunale, che invece ha minimizzato il richiamo Unesco e che procede imperterrita nelle sue scelte culturalmente ed economicamente colpevoli, di distruzione di un bene, la città, della popolazione e dell’intera umanità; dall’altro lato l’approvazione in consiglio regionale da parte del solo Pd delle procedure per l’approvazione dell’Aeroporto, nonostante i pareri contrari degli stessi tecnici regionali e degli esperti dell’università e del Cnr, con la ridicola clausola di prevedere un piccolo parco limitrofo, probabilmente in una cassa di espansione, per mascherare il tradimento della negazione del Parco della Piana.

I due fatti sembrano diversi, ma invece vanno letti insieme, assumendo allo scopo una logica sistemica, che leghi tutti i fatti che investono la città e il territorio: si vedrà così che la nuova mostruosa Città Metropolitana che emerge dalle volontà dei politici al potere è una grande occupazione di suolo, che va da Firenze est fino a Prato dove, e qui sta il cambiamento più sostanzioso, il baricentro urbano si sposta dal Centro Storico divenuto una macchina per generare lusso e ricchezza dozzinale, al nodo direzionale Novoli/Aeroporto, vero centro degli affari riservato a pochi. Questo nodo è una sorta di buco nero che risucchia tutte le periferie e le aree contermini degradate, le due città, con buona pace dei parchi-fantasma di fatto impossibili.

Sarà ancora possibile invertire questo disastro materiale e mentale?
Si potrebbe ripartire da una da una contro-lezione tenuta a Firenze, in Piazza della Repubblica a novembre, nei pressi del tendone nel quale la società aeroportuale pubblicizzava la nuova Grande Opera

Abbiamo fatto allora ricorso a una lettura sistemica, con riferimenti alle logiche ecologiche degli ecosistemi, assumendo come concetto guida quello di Relazione Interattiva e Biunivoca, individuando per il nostro caso, ambiti relazionali di sistema a effetti crescenti come qui di seguito descriviamo.

  1. «Ambito relazionale di primo contatto. Influenza immediata». Un effetto di “compattamento” di alcune aree immediatamente limitrofe (Inceneritore, Osmannoro, Università, Carabinieri) calamitate dall’Aeroporto fino a formare un nodo, un vero e proprio “blocco territoriale consolidato”
  2. «Ambito relazionale di seconda influenza ». Il blocco del primo ambito relazionale, sopra evidenziato, attrae a sé i centri periferici della Piana di Firenze – Sesto, Campi, Novoli/Peretola- coinvolgendoli in una aggregazione, di carattere opposto alla prima (che era tutta centripeta) che invece è tutta centrifuga
  3. «Ambito relazionale dell’intera Città Metropolitana». L’Aeroporto si è saldato con le zone e le periferie limitrofe: ora l’intero mosaico insediativo occupa tutta la pianura disponibile e nasce una nuova configurazione imprevista una Mega/Città tutta edificata, da est a ovest, da Rovezzano alla Chiesa dell’autostrada, e quindi ai centri Commerciali metropolitani fino a Prato.

Queste la catena di conseguenze e di relazioni imprevedibili, che, se attuate, risulterebbero anche irreversibili. E questo è il vero impatto ambientale epocale, poiché questa sarà la Vera Città Metropolitana, invivibile e svenduta.