Il parcheggio interrato di piazza Brunelleschi è uno dei dieci previsti dal piano strutturale all’interno della città storica dove quattro ettari di piazze monumentali si trasformeranno in solai cementizi a copertura di silos ipogei. All’ombra della cupola del duomo e a fianco della rotonda di Santa Maria degli Angeli, opere entrambe di Filippo Brunelleschi, il parcheggio è finalizzato a mettere in valore i prospicienti 18.800 mq di edifici in trasformazione (proprietà banca Intesa). I residenti non lo richiedono e vorrebbero anzi ripristinare il verde dell’ex convento, ora sede della facoltà di Lettere.

Molteplici le motivazioni valide per contrastare questo e gli altri progetti di parcheggi interrati entro la cerchia trecentesca. Innanzitutto, l’obbligo di tutela dei centri storici: l’urbanistica italiana, prima nel mondo (almeno in questo), ha equiparato la città antica ad un unico monumento sul quale agire con le tecniche del restauro, e non con lo sconvolgimento del sottosuolo. In coerenza con un generale principio di conservazione del bene comune e della salute dei cittadini, il centro antico deve essere sollevato dalla morsa delle automobili: i parcheggi intramuros si sono dimostrati invece, ovunque, potenti attrattori di traffico.

Di un traffico (prevalentemente notturno) che contribuisce ad espellere le fasce più deboli dei residenti, a cui non sono certo rivolte le alte tariffe di sosta oraria determinate dal sistema finanziario e concessorio con cui si costruiscono prima e si gestiscono poi tali opere: ovvero col project finacing all’italiana che dà linfa alle operazioni di movimentazione terra, fertile terreno di camorra.

A tutto questo si oppone il comitato per piazza Brunelleschi, in rete coi comitati cittadini che contrastano i progetti di consumo del sottosuolo fiorentino, tunnel TAV incluso.