Il futuro di Firenze dipende, come nei precedenti illustri della città rinascimentale e lorenese, da quale ruolo strategico intende attribuirsi rispetto alla «sua» città metropolitana e alla regione toscana.

In particolare nel periodo lorenese Firenze ebbe un ruolo di centro motore di un grande progetto di infrastrutturazione del territorio regionale (bonifiche, strade, porti, popolamento, valorizzazione delle comunità locali…) implementandone il carattere fortemente policentrico, senza ampliare il sistema urbano centrale. È l’economista Giacomo Becattini a ricordarci che oggi «un passo avanti nell’impostazione corretta dell’intervento pubblico sul territorio può esser rappresentato da un ripensamento sistematico delle “Relazioni sul governo della Toscana” di più di due secoli fa» (La lezione di Pietro Leopoldo, www.societadeiterritorialisti.it).

Quale può essere dunque il progetto strategico di Firenze oggi?

Riprendo uno scenario che veda Firenze sviluppare i suoi ruoli di servizio, coordinamento, promozione di un modello regionale di sviluppo policentrico, fondato innanzitutto sulla riqualificazione in chiave bioregionale del sistema metropolitano Firenze-Prato-Pistoia, (piana, valli appenniniche e colline che ne connotano l’identità di lunga durata: una collana di «perle» urbane affacciate sull’antico lago pleistocenico, testate di sistemi vallivi profondi). È una visione di città metropolitana come federazione solidale di città, riaffacciate sull’Arno e sui suoi affluenti e sul grande parco agricolo multifunzionale.

Questa federazione urbana fiorentina lancia «umilmente» a Pisa, Lucca, Massa, Livorno, Siena, Arezzo e Grosseto e via via alle città d’arte minori una proposta di rete solidale che trasformi Firenze in crocevia e nodo propulsore di un progetto di riequilibrio e valorizzazione regionale che veda:

– la valorizzazione delle identità dei sistemi territoriali e paesaggistici locali entro un contesto relazionale fortemente multipolare, fondato sugli equilibri ambientali, sociali, produttivi e culturali di ciascun sistema locale e sulle reti policentriche (materiali e immateriali) di piccole e medie città: il sistema a rete dei poli universitari «territorializzati» fa da battistrada all’elevamento del rango gerarchico delle città stesse;

– l’investimento nelle aree interne per progetti di ripopolamento rurale dell’alta collina, della montagna degli entroterra costieri, base sociale e presidio di nuovi equilibri socio-produttivi, idraulici, ecologici, energetici, nel contesto di una conversione ecologica dell’economia a superamento del modello insediativo che ha prodotto, con il dominio del centro regionale, aree periferiche e marginali;

– il blocco del consumo di suolo agricolo che, entro un nuovo patto fra città e campagna, può consentire strategie di riequilibrio idrogeomorfologico, ecologico, insediativo; nuove frontiere dell’agricoltura nella produzione di cibo per le città e di servizi ecosistemici; la chiusura locale dei cicli dei rifiuti, dell’alimentazione, dell’acqua e dell’energia.

Firenze capitale, sede della Regione, può guidare questo progetto dando l’esempio:

– riattivando la città storica con funzioni e attività di terziario avanzato connesse alla conversione produttiva del sistema regionale e alla qualità dell’abitare, fermando gli effetti distruttivi della identità urbana da parte della disneyland turistico-finanziaria-immobiliare;

– ridisegnando i confini della città metropolitana e dei suoi centri urbani attraverso la valorizzazione multifunzionale del suo parco agricolo in riva destra dell’Arno (Firenze-Prato) e sviluppando quello in costruzione in riva sinistra (Firenze-Lastra a Signa); e avviando progetti di riqualificazione, riuso e riciclo delle periferie e dei loro margini, verso una città di villaggi urbani ad alta qualità abitativa, ecologica e energetica;

– attivando la riqualificazione del sistema dell’Arno e dei suoi affluenti nelle loro funzioni fruitive, ecologiche, produttive, agricole, turistiche, in stretta connessione con i parchi agricoli rivieraschi;

– valorizzando il sistema multipolare di città affacciate sulla piana, di valli profonde, di nodi orografici, in grado di superare il degrado del modello centro-periferico dell’urbanizzazione recente;

– producendo un sistema di trasporti al servizio della mobilità della città metropolitana policentrica connesso al progetto di mobilità dolce della piana (ivi compresa la navigabilità «leggera» dell’Arno fra Firenze e Pisa); e con la rivitalizzazione del sistema ferroviario metropolitano e delle ferrovie regionali minori, investendovi i capitali risparmiati con una soluzione di superficie dell’alta velocità;

– potenziando gli accessi da Firenze ai sistemi aereoportuali di Pisa e di Bologna, contenendo il ruolo del city airport fiorentino;

– sottoponendo infine a dibattito pubblico e a processi partecipativi capillari e permanenti la propria transizione urbanistica e socioeconomica a una visione di bioregione urbana.

La città metropolitana così concepita, riqualificando in senso democratico e federativo la propria magnificenza civile (contro i giochi in atto che vedono Firenze alla conquista gerarchica del territorio metropolitano), può aspirare a divenire motore di sviluppo del futuro della Toscana, promuovendo modelli insediativi virtuosi nelle aree ex periferiche e marginali della regione; modelli dei quali essa stessa si propone come esemplificazione di eccellenza.

 

* architetto, urbanista, professore emerito all’Università di Firenze