Cinquant’anni fa, a Firenze il 4 novembre il livello dell’acqua aveva raggiunto i sei metri. E il Cenacolo di santa Croce sguazzava nel fango: c’era anche il crocifisso di Cimabue, intriso di umidità, mentre il 70% della sua pittura era volata via. Non fu l’unica illustre vittima dell’alluvione fiorentina del 1966. Migliaia furono i tesori d’arte e i libri che galleggiarono nella melma, salvati da quei volontari che vennero chiamati gli «angeli del fango», ragazzi e ragazze arrivati da tutto il mondo.

Nel 50° anniversario dell’alluvione, che provocò diciassette morti solo in città, stasera, alle 21.15 Sky Arte HD manderà in onda il documentario Firenze 66 – Dopo l’alluvione. Diretto dal regista Enrico Pacciani, in collaborazione con il Miur e la Fondazione Cassa Risparmio di Firenze, il film sarà poi proposto nelle scuole del capoluogo e in provincia.

È un’indagine, vissuta attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti, che riporta alla memoria quella catastrofe basandosi su una meticolosa ricerca di immagini e documenti d’archivio. L’alluvione, oltre al disastro, segnò anche un momento di alta civiltà. In quei giorni, in molti vissero un’epopea eroica venuta dal basso: l’impegno collettivo e senza frontiere nel recupero del patrimonio. Un’esperienza che trasformò la città fiorentina in un cantiere di eccellenza e di innovazione nel campo del restauro, e che oggi viene ricordata come una grande manifestazioni di solidarietà e di partecipazione cui si sia mai assistito nella storia.

Per le generazioni più giovani, fu un banco di prova: la prima   mobilitazione spontanea del dopoguerra era alle prese con una titanica opera di recupero e messa in sicurezza del patrimonio. Il grande «cantiere» della ricostruzione, narrato nel documentario, coinvolse specialisti da ogni parte del globo, dando impulso alla ricerca e creando centri d’avanguardia come l’Opificio delle Pietre Dure. Firenze 66 – Dopo l’alluvione mostra anche il lavoro di recupero di milioni di volumi a stampa e migliaia di manoscritti rari della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, fino alla nascita del museo Novecento, concepito da un primo progetto dello storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti.