La Fiom si prepara al nuovo round di negoziati con Federmeccanica, e con l’occasione tenta di riunire sotto un’unica proposta le richieste da avanzare alle imprese (finora si viaggia con due piattaforme, una della Cgil, l’altra di Fim Cisl-Uilm). Il tavolo si riaprirà nel nuovo anno con due incontri (il 21 e il 28 gennaio), e nel frattempo – il 14 – gli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil dovrebbero ratificare il modello unico sui contratti elaborato dalle tre confederazioni: l’occasione sembra quella giusta per poter finalmente sanare una divisione che nei metalmeccanici – complici anche le lunghe e travagliate vicende Fiat – dura ormai da anni.

Ad avanzare la proposta alle “consorelle” di Cisl e Uil è stato il Comitato centrale dei metalmeccanici Cgil, che si è riunito ieri a Roma: si legge nel documento conclusivo che lo stesso Cc «dà mandato alla Segreteria nazionale, in previsione dei prossimi incontri di trattativa fissati per il 21 e 28 gennaio, di verificare con Fim e Uilm la possibilità di definire un giudizio e una proposta comune».

Per il momento, viene già considerato «importante» il fatto che ci sia un unico tavolo di negoziato, e la Fiom attribuisce questa conquista al «crescente consenso ricevuto in questi anni dalla nostra organizzazione nelle elezioni delle Rsu nei luoghi di lavoro, per la conferma di un alto livello di iscrizioni e per la quantità e qualità di accordi aziendali e di gruppo realizzati». Rappresentanza che viene definita dalle stesse tute blu Cgil, «tendenzialmente maggioritaria».

L’organizzazione guidata da Maurizio Landini si pronuncia poi sulla proposta avanzata al tavolo dalle imprese: premettendo che essa «delinea un nuovo assetto contrattuale», ribadisce la necessità di «ricercare un’intesa che affermi il ruolo del contratto nazionale quale strumento di tutela e di rafforzamento del potere d’acquisto del salario per tutti». «Questo è un punto dirimente del negoziato – prosegue la Fiom – in quanto la proposta avanzata da Federmeccanica indica quale condizione per il rinnovamento del contratto nazionale la trasformazione dei minimi salariali in minimi di garanzia non derogabili, però con una modalità la cui conseguenza sarebbe che gli aumenti non verrebbero più erogati a tutti ma solo a una minoranza delle lavoratrici e dei lavoratori. Infatti il salario fisso erogato in azienda assorbirebbe qualsiasi aumento del contratto nazionale» stesso.

Rilanciando i propri obiettivi per il negoziato – contrattazione annua del salario, unificazione dei diritti, estensione delle tutele a tutte le forme di lavoro e qualificazione del ruolo negoziale delle Rsu a partire dagli orari di lavoro, estensione della contrattazione aziendale con specifiche norme di rinvio, riforma dell’inquadramento, diritto alla formazione, sanità integrativa, gestione degli appalti, tutela di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro – la Fiom esprime apprezzamento per il lavoro sul modello contrattuale che verrà completato il 14 da Cgil, Cisl e Uil. E subito dopo conferma di voler lavorare a fianco della Cgil per la nuova Carta dei diritti universali del lavoro e nella promozione dei quesiti referendari abrogativi.

Infine, «confermando il giudizio negativo sulla Legge di stabilità predisposta dal governo, anche in relazione ai rinnovi contrattuali nei settori pubblici», la Fiom Cgil «considera necessario che tra le confederazioni si discuta anche della possibilità di mettere in campo un’iniziativa di mobilitazione a sostegno del rinnovo dei contratti nazionali, di una modifica delle pensioni e di una reale estensione degli ammortizzatori sociali».