«Il no del popolo greco alle politiche di austerità è uno spartiacque per tutta l’Europa». Maurizio Landini guarda al risultato del referendum e ne trae il dato politico più profondo. «I greci hanno detto che l’Europa deve essere un’Europa dei popoli e della democrazia, non della finanza e dell’austerità».

Per giunta da Atene arriva anche una lezione: «In Italia non c’è stato nessun processo democratico di discussione su ciò che ci ha chiesto la Bce nel 2011. A nessuno è venuto in mente di chiedere se il popolo fosse d’accordo con le richieste di quella lettera. Per questo credo che vada aperto un processo democratico, perché quelle misure ci stanno facendo tornare indietro: il debito è più alto, la disoccupazione è aumentata, la precarietà è ai livelli di prima».

Il segretario generale della Fiom ha riunito a Milano i sindacati metalmeccanici di dieci paesi europei. Ci sono i segretari di Poem (Grecia), Fiequimetal (Portogallo), Ftm-Cgt (Francia), Comissiones Obreras (Spagna), Birlesik disk (Turchia), Ogbl (Lussemburgo), Mwb (Belgio) e Unite (Inghilterra). Mancano tedeschi e olandesi.

All’ordine del giorno il voto di domenica e le prospettive che apre. Riassunte così da Constant Koumbonis di Poem: «Niente sarà più come prima. Il popolo greco sa che ora avrà davanti a sé momenti difficili, perché l’Europa non farà alcun regalo. Specie a chi le ha detto ‘no’. Ma sa anche che il ‘no’ di ieri è stato un messaggio forte, una risposta chiara contro l’austerity».

Il leader dei metalmeccanici ellenici si fa portavoce delle aspettative di un intero paese, a giudicare non solo dall’esito del referendum ma anche delle volontà dei greci di restare nell’area euro: «Ora ci sarà un nuovo mandato al governo, ma non per uscire dall’Europa o tornare alla dracma, come hanno sostenuto i mass media di tutto il mondo. Il popolo greco attende un accordo che il governo dovrà negoziare, per consentire alla Grecia di tirare il fiato e tranquillizzarsi, dopo tanto stress».

Il problema, sottolinea Koumbonis, è che si deve far presto. «La campagna basata sulla paura ha avuto effetti devastanti, specie sui turisti che hanno disdetto le prenotazioni mandando molte società in difficoltà». Un aspetto, quello della campagna senza scrupoli per il «sì«, tenuto presente anche da Landini: «In tanti hanno espresso posizioni che hanno cercato di forzare la possibilità del popolo greco di scegliere liberamente.

Ora si deve prendere atto che il popolo ha liberamente votato no. E dove il popolo vota, va in un’altra direzione rispetto alle politiche di austerità. Per questo occorre trovare, rapidamente, una soluzione per la ristrutturazione del debito greco. Ma occorre anche mettere mano al ruolo della Bce. E rivedere i trattati Ue».

Questo per un elementare motivo: «Quando si arriva a 25 milioni di disoccupati, chi lavora è povero e la precarietà raggiunge livelli senza precedenti, questo rischia di indebolire la stessa tenuta democratica in Europa».