Di una politica industriale del governo non si vede nemmeno l’ombra, come rileva puntuale Maurizio Landini. Casomai si mette una toppa alla decisione, questa sì politica, di Gianni De Gennaro e del suo ad “finanziario” Alessandro Pansa di sbarazzarsi degli asset civili di Finmeccanica. Così la Cassa depositi e prestiti acquisisce l’85% di Ansaldo Energia, lasciando il restante 15% a Finmeccanica ma solo fino al 2017. In attesa che nel parcheggio della Cdp, dichiaratamente impegnata a individuare partner, entri la multinazionale di turno. Sia essa Doosan per Ansaldo Energia. Oppure General Electric o Hitachi Rail per le altre due Ansaldo, Sts e Breda, anch’esse sulla via della dismissione.

La Cgil si rende conto che nella migliore delle ipotesi si naviga a vista: “La risposta del governo sugli stabilimenti Ansaldo mette al riparo dalla svendita ma non ha il segno della politica industriale – osserva Susanna Camusso – si dovrebbe ragionare su un vero piano, non su un intervento che semplicemente mette un cerotto. Sta avvenendo la stessa cosa che avviene con Telecom e Alitalia”. Un pasticcio. Da parte sua Landini spera ancora in un ravvedimento del Tesoro sulle linee di governance di Finmeccanica: “Non siamo contrari a un intervento della Cdp. Ma quello che serve, e a oggi non c’è, è che il governo convochi un tavolo sul ruolo che può avere il più grande gruppo industriale del nostro paese. Ad esempio, in Finmeccanica crediamo che si debba mettere in piedi il polo dei trasporti pubblici: AnsaldoBreda, Firema, e avere un’idea anche sugli autobus”.

Di segno opposto le parole del democrat Claudio Burlando, sponsor dell’operazione odierna: “Fra un paio di mesi si dovrebbe intervenire anche su Ansaldo Sts e Ansaldo Breda”. E qui partono le complicazioni, paradossalmente evidenziate dallo stesso presidente ligure: “Auspico che il Fondo strategico della Cdp arrivi ad acquistare il 29% di Sts, non potendo prenderne di più perché la società è quotata in borsa e in quel caso dovrebbe essere soggetta a un’opa”. Prospettive ancora peggiori per l’unica azienda ferroviaria italiana: “Per quanto riguarda Breda, Cdp non può intervenire perché l’azienda è in perdita. Ma una volta divisa la parte buona da quella in rosso, auspico si possa fare una operazione analoga a quella di Energia”. Gli operai di Breda e Sts, naturalmente, protestano. Né potrebbero fare altrimenti.