«Che ci sia stato un eccesso e quindi anche delle violenze nei confronti dei manifestanti che si trovavano all’interno della Diaz è stato accertato anche dalla magistratura italiana e quindi è giusto che i colpevoli vadano puniti. Se è vero che chi è colpevole deve scontare una pena, queste persone condannate per i fatti della Diaz non solo devono pagare ma essere messe in condizione di non ripetere più questi atti».

Gianfranco Fini non risparmia il commento ai microfoni di Tele Radio Pi. Ma minimizza il suo ruolo, quasi ostaggio della folla: «Il clima in città era tale che era impossibile muoversi anche per il vicepresidente del consiglio e rimasi qualche ora a Forte San Giuliano, che all’epoca ospitava il comando Regionale dei Carabinieri e questo diede vita a chissà quali speculazioni», spiega Fini, che però difende in tutto la tesi politica dell’allora governo: «In realtà, io ci rimasi sei ore perché mi rifiutai di andarmene con l’elicottero, ma posso garantire che era impossibile muoversi a Genova in quella giornata, perché era messa a ferro e a fuoco non dai manifestanti, ma da gruppi organizzati che avevano colto l’occasione per scatenare, si sarebbe detto, l’attacco al cuore dello stato».