In un sondaggio del «Cosmopolitan», il 67% delle 2300 donne intervistate ha dichiarato di aver finto l’orgasmo. Stesso risultato in una ricerca tra 281 studenti dell’Università di Kansas, ma in questo caso anche il 28% degli uomini ha ammesso di averlo fatto (questo dato è condizionato dalla frequente confusione dell’eiaculazione con l’orgasmo).

La soddisfazione sessuale piena è un diritto umano, secondo per importanza solo al diritto alla vita, extra-giuridico: nessun dispositivo legislativo lo può garantire e nessun tribunale lo può tutelare. Inoltre, la sua realizzazione non comporta lesioni ai diritti degli altri: non si può avere una reale soddisfazione erotica senza il rispetto della soggettività dell’oggetto desiderato. Il diritto all’appagamento erotico fonda l’eticità delle leggi. Esse sono tanto più eque, quanto più cercano di garantire le condizioni di questa loro premessa etica (stabilendo un’interdipendenza tra desiderio e regola) e tanto più inique, quanto più pretendono di amministrarla.

Il diritto alla vita, invece, è di pertinenza giuridica: la sopravvivenza richiede l’appagamento del bisogno materiale e in questo campo la vita di un soggetto può comportare la morte di un altro.
La prospettiva dell’organizzazione sociale cambia radicalmente a seconda che si collochi sul piano del vivere come sopravvivere materialmente o del vivere come godere della propria esistenza. L’oggettività strutturante degli scambi sociali legati alla sopravvivenza materiale, fa apparire oggettivo e ineludibile il loro dominio sugli scambi legati al godimento (che implica l’effetto destrutturante dell’affettività).

Perfino il discorso psicoanalitico patisce questo pregiudizio, arrivando a ipotizzare, in alcuni suoi sviluppi, la rimozione inevitabile del corpo desiderato nella sua immediatezza e “nudità”. Questa sarebbe la condizione per aver accesso al mondo simbolico, cioè al mondo strutturato dal linguaggio come organizzatore oggettivo della nostra esperienza. In realtà, l’appagamento erotico non può essere realizzato al di fuori di un incontro con il corpo desiderato, nudo dei suoi vestiti sociali. Nella direzione opposta, è altrettanto vero che l’appagamento richiede un investimento simbolico dell’incontro. Questo investimento è di tipo onirico e non linguistico: per poter godere del rapporto sessuale è importante “sognarlo” nel momento stesso in cui è concretamente vissuto e consumato.

L’orgasmo è il punto d’arrivo di un’esperienza di piacere complessa, l’apice che la espande al di là della sua temporalità, trasformandola in un persistente, piacevole sentimento di apertura e di disponibilità, che scioglie la struttura psicocorporea in un’intuizione sensibile del mondo. È l’approdo di un gioco tra affinità e differenza,  prossimità e distanza, dissoluzione e ripristino dei confini, tensione e distensione. L’incontro tra i corpi deve essere vissuto in tutta la sua concretezza e, al tempo stesso deve restare sospeso nella sua effettività, espandersi nella sua potenzialità, mettere in moto un modo di essere al posto del puro agire. Per l’orgasmo occorrono la presenza e l’assenza dell’altro, il senso di pienezza e il senso di mancanza.

Quando l’apice della soddisfazione erotica non è raggiunto, l’esperienza del piacere evapora e ci si sente defraudati. Si può fingere l’orgasmo per tanti buoni o cattivi motivi, ma nella sostanza si finge, al di là della consapevolezza della messinscena in atto, per colmare il vuoto del sogno. La finzione si sforza a far apparire vivo lo spettro di un godimento che, avendo perduto il legame tra il sogno e il corpo, si è smaterializzato.