L’Italia altomedievale, tra VIII e IX secolo è terra attraversata da infiniti scontri e contrapposizioni. Gli arabi, dalle coste della Libia si muovono verso un’Italia in cui la lontana autorità bizantina è ormai destituita di potenza. Liutprando, storico e memorialista, di notevole talento narrativo, racconta dal suo punto di vista la vicenda nella Antapodosis (letteralmente, Ritorsione), accusando l’imperatore Berengario II di essere il responsabile dell’arrivo dei «mori» nella penisola, avendoli chiamati per reprimere il popolo rivoltoso di Calabria e di Puglia. Marco Di Branco punta l’attenzione su uno degli episodi centrali di questa vicenda nel suo 915 La battaglia di Garigliano Cristiani e musulmani nell’Italia medievale (Il Mulino, pp. 288, € 22,00).

Uno scontro epocale, tra culture e popoli, i cui contorni spesso sono stati riassorbiti nella leggenda. Sulla quarta di copertina spicca una frase della Chronica Monasterii Cassinensis, una delle fonti che permette di ricostruire la vicenda: «i nostri, incalzandoli senza sosta, li uccisero tutti, si salvarono solo pochissimi, di tanta moltitudine; e in tal modo, con l’aiuto e la misericordia di Dio, furono completamente eliminati da questa regione».

Nella memoria collettiva è rimasta la traccia leggendaria di una unica battaglia campale, tra Oriente e Occidente, che invece si svolse tra il giugno e l’agosto 915, spazzando via l’insediamento musulmano che era nato tra il fiume e il monte Garigliano. Di Branco ricostruisce assai bene una complessa epoca di scontri, quando nel 846 i musulmani giunsero a Roma e saccheggiarono la chiesa di San Pietro e Paolo, anche se la storiografia araba trattò poco questo attacco, essendo assai più interessata alla cronaca dei tentativi di conquista di Costantinopoli. Ricorrendo a testi, a monete e altre testimonianze, spesso minime, Di Branco ricostruisce uno scontro epocale, di cui il tempo aveva diluito la memoria.