Il mix dei vaccini? «Si è deciso di seguire un piano, per così dire, logistico ma ci si è dimenticati di quelle che sono le normali procedure mediche». Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici, valuta l’ennesimo cambio di direzione della campagna vaccinale, con il sostanziale «liberi tutti» alla seconda dose eterologa, non tanto come un’occasione persa, quanto come l’ennesima circostanza in cui a mancare è la chiarezza di fondo nelle decisioni.

Anelli, qual è il problema?

Bisognerebbe ascoltare di più chi sta sul campo e tocca con mano i problemi delle persone tutti i giorni. Il medico, in generale, fa le diagnosi e cura: il suo lavoro è questo. Le terapie vengono concordate con l’assistito. Mi domando perché questo discorso non valga per i vaccini.

E che risposta si è dato?

La questione è molto semplice: se si seguissero le regole generali, per somministrare il vaccino servirebbe una prescrizione medica. Adesso sappiamo che non è così perché si è scelto di seguire un’altra strada, ma in linea di massima, per vaccinarsi, serve una valutazione clinica. Solo dopo il medico sceglie il miglior vaccino tra quelli disponibili. Se ce ne fosse uno solo, chiaramente, il problema non si porrebbe, ma allo stato attuale ne abbiamo a disposizione quattro. Quindi avrebbe senso se fosse il medico curante a decidere quale somministrare al paziente, tenendo certamente conto delle indicazioni delle autorità sanitarie.

Draghi ha detto che chi non vuole fare la vaccinazione eterologa è libero di rifare AstraZeneca, ma dietro parere medico e con un consenso informato.

Credo che quella di Draghi sia una virata verso una situazione di normalità, un modo per garantire la salute dei cittadini. Sono molto importanti le due condizioni che ha posto: il parere medico e il consenso informato. Ripeto, è necessario ascoltare di più chi sta in mezzo alla gente tutti i giorni e ormai da un anno e mezzo ha a che fare con il Covid.

A proposito di medici, con il dpcm sul Green Pass, adesso spetterà a loro stampare materialmente questo documento per chi non sarà in grado di farlo da solo.

Siamo un paese strano. Per stampare il qr code del Green Pass bastava uno sportello, oppure si poteva delegare la cosa ai tabaccai… Quello che è stato fatto non sta né in cielo né in terra. La verità è che si va a caricare di ulteriore lavoro chi da mesi di lavoro è pieno fin sopra i capelli. Parlo dei medici, ovviamente.

Crede che sia necessario ridiscutere la questione?

È assolutamente necessario ridiscuterla al più presto. Forse, in questa decisione, a mancare è stato il buon senso. Sento i miei colleghi medici tutti i giorni e so che situazione stanno vivendo: negli ultimi diciotto mesi hanno visto di tutto e si sono spremuti per risolvere tanti problemi complessi, dai reparti affollati alla questione delle vaccinazioni, il lavoro è durissimo e va avanti da tanto tempo così, senza sosta. Caricare su di loro anche questa storia del qr code del Green Pass non mi pare una scelta felice, perché si tratta sostanzialmente di perdere tempo che potrebbe essere dedicato ad altro. Anzi, dirò di più, mi pare irrispettoso per la professione medica.

Che fare?

Banalmente basterebbe affidarsi ai distretti, che hanno già il personale amministrativo. Non mi sembra una cosa complicata.