Quando deve spiegare che arriva da Genova, Corrado il nome di Beppe Grillo non riesce neanche a pronunciarlo: «Vengo dalla città di quello là», dice rivolto alla platea. Una cosa simile succede anche a Enzo. Lui viene dal Veneto e il nome che proprio non gli esce dalla bocca è quello del Movimento 5 Stelle, lo stesso movimento in cui ha creduto fino a ieri e che oggi bolla come «quella roba». «Quando ne sono uscito ho avuto una sensazione di libertà», racconta. «Potevo scrivere su Facebook quello che volevo e questo lo puoi apprezzare solo se hai passato degli anni in quella roba là».
Delusi da Grillo, ma non dalla politica, i fuoriusciti del Movimento 5 Stelle si ritrovano a Firenze per capire se esiste la possibilità di ricominciare dando vita a un nuovo soggetto politico. L’hanno chiamato «Verso la Costituente» l’appuntamento che riunisce ex grillini ma non solo. Molti di loro non si sono mai visti prima, ma tutti si aggirano per la sala del PalaAffari in cui si sono dati appuntamento con l’espressione di chi chiede agli altri: «Dove eravamo rimasti?». Erano rimasti al sogno comune di una democrazia partecipata, che nasce dalla rete e che porta in parlamento le istanze dei cittadini. Sogno che per tutti si è infranto con i diktat, le scelte calate dell’alto, l’impossibilità di un confronto e la presa di coscienza di poter solo obbedire, lasciandogli dentro l’amarezza di un tradimento, come spiega Samule Segoni, uno degli ultimi nove deputati usciti a gennaio dal movimento: «Il M5S ha tradito i valori in cui credevamo, è diventato una realtà autoreferenziale, molto diversa da quella per cui sono entrato in politica». E la distanza maturata ormai da Grillo e Casaleggio si legge anche sul sito che annuncia l’appuntamento fiorentino: «Abbiamo sostituito le parole dando al significato “democrazia diretta” la giusta collocazione: nella partecipazione dei cittadini e non nella visione ristretta di un video o di un blog».
Nei giorni scorsi qualcuno ha già provato a etichettarli come la ciambella di salvataggio di Renzi, ipotesi che Walter Rizzetto, capogruppo di “Alternativa Libera” e tra gli organizzatori della giornata fiorentina respinge al mittente. «Noi non entreremo mai nel Pd», dice. «Siamo sempre stati e restiamo all’opposizione ma non rifiutiamo più il dialogo con le altre forze politiche e con il governo. Valuteremo ogni provvedimento e decideremo di volta in volta come comportarci». “Alternativa Libera” è la componente creata dai dieci ex alla Camera («ma basta chiamarci ex») e diventata un punto di riferimento per tutti. A Firenze si presentano in più di 250 provenienti soprattutto dal centro nord, ma anche da Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Vantano 40 gruppi sparsi nel territorio e almeno 3.000 attivisti. Hanno alle spalle esperienze politiche diverse, a volte molto distanti tra loro, ma anche battaglie comuni come quelle ambientaliste, per l’acqua pubblica, contro la Tav e per i diritti. In sala c’è il senatore Maurizio Romani, che al Senato insieme ai colleghi Bartolomeo Pepe, Maria Mussini e Laura Bignami ha dato vita a “Movimento X”, ma anche rappresentanti dei Comitati, come quello contro Ttip, e una pattuglia di radicali. «Ci hanno chiamato loro», spiega l’ex deputato Maurizio Turco. «In passato abbiamo cercato un contatto con il M5S, ma ci hanno sempre ignorato. Invece la settimana scorsa quattro deputati di “Alterativa libera” ci hanno chiesto un incontro e come prima cosa hanno voluto parlare di carceri. Temi come la legalità, la mancanza di democrazia sono nel nostro Dna, quindi abbiamo accettato volentieri. Speriamo per il futuro».
La mattinata se ne va con la presentazione dei gruppi. C’è chi cita Marx e chi si rifà a Rousseau, ma anche chi chiede gli «Stati generali della società civile regione per regione». Assente Federico Pizzarotti, ma la sua presenza aleggia nella sala. Se non tutti, molti infatti hanno partecipato a dicembre alla riunione convocata Parma dal sindaco ribelle e molte idee, insieme alla voglia di fare qualcosa, sono nate anche lì. «Vogliamo cambiare l’Italia, cambiare la sua classe politica», spiega Rizzetto dal palco. «Negli anni abbiamo chiesto un confronto politico che ci è sempre stato negato. Se siete qui lo sapete. Ma da soli non andiamo da nessuna parte, abbiamo bisogno di persone, di idee e di giornate come questa». «Il velo con cui guardavamo il M5S è caduto perché Grillo ha fallito», dice invece Piero Caramello di Percorso comune, consigliere a Incisa Val D’Arno e tra i primi a lasciarsi alle spalle il movimento. «Grillo ha confuso la democrazia diretta con la democrazia plebiscitaria. La nostra invece è una sfida ambiziosa, che riporta alle origini, alla democrazia partecipata. Oggi non siamo qui per dare risposte, ma per cercare domande – prosegue Caramello – E la prima domanda è: quale forma di partecipazione vogliano portare avanti per la nostra proposta politica?».
La risposta, se c’è, arriverà nei prossimi mesi. Magari anche presto, forse già a marzo, quando qualcuno ha proposto di incontrarsi di nuovo a Milano per proseguire la discussione.