Due attori eccellenti e un regista unanimemente riconosciuto come uno dei migliori, insieme per darci uno spettacolo veloce e divertente, ma capace anche di far scattare belle suggestioni, e corto circuiti magari prima non scontati, come quelli possibili tra certe scritture di Agota Kristof e quelle di Samuel Beckett. Responsabili e protagonisti unici Nicola Pannelli e Sergio Romano, entrambi a vario titolo esponenti di quella fertile «scuola genovese» fatta di affinità elettive più che di formazione geografica, come del resto anche il loro regista, Valerio Binasco, in una stagione di straordinaria fertilità creativa (pure firmato da lui è il bellissimo Porcile pasoliniano in giro per l’Italia). Titolo del brano della scrittrice ungherese, John e Joe (ancora al Piccolo Eliseo stasera alle 20 e domani pomeriggio).

I due eroi sono due poveracci qualsiasi, un po’ suonati e un po’ sbandati, ma molto metodici nella loro «follia». Si presentano quasi con delle piccole gag, non sdegnano la clownerie, usano numeri e trucchetti che dai loro margini li proiettano nella grande arte, visiva o scrittoria, del secolo. Come quando compongono, uno sulla destra l’altro sulla sinistra rispetto a un telone che ne scherma al pubblico la visuale dei corpi interi, figure buffe di creature lunghissime che muovono in maniera coordinata le braccia da una parte e le gambe dall’altra. In quel fumetto dal sapore infantile c’è la grande pittura, e anche il corpo di Beckett. Perché i due, allo sbando e poveri in canna, filosofeggiano su quisquilie e si applicano con razionalità per non pagare un caffè e un bicchier d’acqua che non si potrebbero permettere seduti a un tavolino.

Su quel percorso minimale, disperato ma pieno di empatia, Romano e Pannelli costruiscono una bellissima «prova d’attori», senza ammiccare e senza voler «sedurre». La regia di Binasco lavora su di loro come fosse un testo di quelli fondamentali, e non a caso la performance, tra una risata e l’altra, dona a quelle due creaturine una densità che nessuno può pensare di eludere.