A poche ore dall’annuncio degli oltre 90 titoli, molti in prima assoluta, che andranno a comporre la 35esima edizione del Filmmaker International Film Festival, a Milano dal 27 novembre al 6 dicembre, la dimensione spaziale, geografica e non, sembra suggerire ancora una volta lo snodo principale per orientarsi sulla carta delle nuove possibilità dell’immagine in cerca di un approdo «inedito» alla piatta documentazione del reale. A partire dai dieci lungometraggi che compongono il Concorso Internazionale fino a sfociare nei quattordici titolidella sezione italiana Prospettive, si percepisce una necessità contemporanea di documentare un habitat in grado di travalicare l’ambiente circoscritto, di captare luoghi di indagine ancorati a una fagocitante realtà metropolitana, ma sempre nel reticolo di microcosmi trasfigurati di universale.

Come accade nella Parigi del bosco di Vincennes di Le bois dont les reves sont faits di Claire Simon e nei palazzi del Queens di New York nell’ultimo grande documentario di Wiseman di In Jackson Heights. Geografie ici et ailleurs, meridiani che si (e ci) confondono ma che, in alcuni casi, ci portano con illusoria precisione verso piccoli lembi di terra e mare, in luoghi del tempo sospesi fra la dimensione della Storia e la tragicità del quotidiano, dove case, onde e palazzi sembrano aver assorbito vite passate alla ricerca di un dialogo con il presente. Come nella Sicilia arcaica raccontata in Triokala, film d’esordio di Leandro Picarella, nel cimitero marino di migranti fra la Tunisia e Lampedusa in Sponde di Irene Dionisio, nell’entroterra pugliese di Anapeson di Francesco Dongiovanni e nelle grigie strade di una città operaia come Salzgitter che penetrano nel ricordo e nel tessuto familiare di Schicht di Alexandra Gerbaulet.

Gli sfasamenti non si limitano allo spazio-tempo ma sembrano insinuarsi anche nel pastiche di generi, ibridando di noir, di punk on the road, di virate fra colore e bianco e nero film come Santa Teresa Y Otras Historias di Nelson Carlo do los Santos, Arias, adattamento del romanzo postumo di Roberto Bolano 2666 e Machine Gun or Typewriter? di Travis Wilkerson, opere di vertiginosa originalità che sfidano ogni possibile, vetusta classificazione. Tra le tante altre suggestioni/contaminazioni di questa edizione, la retrospettiva completa dedicata a un documentarista «in fuga» come Daniele Incalcaterra, protagonista di una masterclass il 30 novembre, autore da numerosi anni di lavori politici e sociali che, con lucidità e precisione, hanno fotografato i mutamenti della realtà del mondo e la presenza, nella sperimentale sezione FUORI FORMATO, del filmmaker austriaco Johan Lurf come autore e curatore di una selezione sull’avanguardia austriaca degli ultimi anni.

Infine la preziosa selezione degli Eventi Speciali che quest’anno accolgono l’ultimo, commovente, soprattutto a pochi mesi dalla morte, film di Chantal Akerman No Home Movie, il viaggio a Versailles di Bobo e Michel Lonsdale in La visite di Pippo Delbono, l’opera postuma di Manoel de Oliveira Visita Ou Memòria e Confissoes per concludere con Antonia di Ferdinando Cito Filomarino, ritratto d’artista dedicato alla poetessa milanese Antonia Pozzi, alle sue passioni e ai suoi tormenti, nella trasformazione dal reale al poetico che leggiamo sul suo viso, nel suo corpo, nelle fotografie che scatta e sulle pagine che scrive.