Sette sezioni, nomi storici e giovanissimi, due giorni dedicati all’industria (che per il cinema significa produrre e quindi esistere) e una vocazione: stimolare a riflettere e provocare. È il biglietto da visita di Filmmaker Festival 2018 che si svolge a Milano (Spazio Oberdan e Arcobaleno Film Center) dal 16 a 24 novembre.
Gli 82 titoli, di cui 16 in anteprima assoluta e 11 in anteprima italiana, sono stati scelti nel solco della tradizione di Filmmaker che da sempre privilegia un cinema di ricerca, ovvero immagini critiche, punti di vista innovativi e scombussolanti, nuovi autori, nuove forme, nuove relazioni con il pubblico.

NON È UN CASO che autori fatti conoscere qui al pubblico italiano siano poi diventati dei classici come Ulrich Seidl, Frederick Wiseman, Rith Panh o Errol Morris. Proprio con l’ultimo lavoro di Wiseman, Monrovia, Indiana, si apre il 16 novembre. A differenza dei precedenti lavori ambientati nella metropoli o su luoghi di lavoro, questa volta il grande documentarista statunitense si immerge in una piccola città rurale del Midwest dove il 70% dei 1400 abitanti ha votato Trump. Com’è nella tradizione del suo cinema, Wiseman non giudica, ma lascia che sia lo spettatore a costruire un proprio pensiero partendo dalle immagini: campi di mais, cucine dove si friggono hamburger, una seduta del consiglio comunale dove si deve decidere se mettere una o due panchine davanti alla biblioteca, una ritualità quotidiana sconnessa dal mondo e a cui gli abitanti sono abbarbicati.

Il film di chiusura è, come da tradizione, affidato a un regista italiano, Daniele Incalcaterra che con Fausta Quattrini firma Chaco in cui racconta che cosa è cambiato dopo la donchisciottesca battaglia (narrata in El impenetrable del 2015) per entrare in possesso dei 5000 ettari di terra ricevuti dal padre in Paraguay e che voleva restituire ai popoli vampirizzati da latifondo e deforestazione.
Al Concorso internazionale partecipano 9 film di autori amici di Filmmaker come Claire Simon (Premières solitudes girato in un liceo nei sobborghi di Parigi), Nicolas Philibert (De Chaque Instant che segue la formazione di apprendisti infermieri) Ruth Beckermann con Waldheims Walzer, ritrattro del controverso ex segretario ONU e di una società che ha rimosso le proprie complicità col nazismo.

Investigazioni sull’assenza privata di due padri pubblici (fotografo uno, regista l’altro) sono in Der Funktionär di Andreas Goldstein e The Image you Missed di Donal Foreman, mentre gli italiani sono rappresentati da Pierino di Luca Ferri, che segue la maniacalità della routine quotidiana del pensionato Pierino Aceti, e De Sancto Ambrosio del ventiquattrenne Antonio Di Biase che dal campanile di Sant’Ambrogio mostra la vita e le stagioni che scorrono.

MOLTO ATTESA è la sezione Carta Bianca a Luca Guadagnino nella quale il più internazionale dei registi italiani presenta la propria formazione cinematografica, e non, attraverso sei pellicole, tre di Roberto Rossellini (Europa 51, Viaggio in Italia, La Paura) e tre di Peter Del Monte (Piso pisello, Piccoli fuochi, Compagna di viaggio) che sarà presente con Guadagnino in un incontro con il pubblico.
Le 11 pellicole del Concorso Prospettive dedicate al cinema indipendente italiano under 35 perlustrano zone cinematografiche selvagge che si muovono fra Un’estate a Milano di Demetrio Giacomelli, il cuore del Kazakistan con Bajkonur-Terra di Andrea Sorini, le amazzoni protagoniste di Uè Chica di Marie Audiffren, l’umanità vista come unico organismo onnicomprensivo in 20 settembre di Camilla Salvatori.

TUTTA DEDICATA all’Austria è la sezione Fuori Formato che comprende il lungometraggio di Johann Lurf intitolato con il disegno, non il nome, di una stella e racchiude estratti di cieli stellati da oltre 550 film, e un omaggio a Kurt Kren, pioniere del cinema d’avanguardia del dopoguerra.