Domani e domenica al Coronet Theatre di Notting Hill si aprirà la seconda edizione del Festival italiano di letteratura a Londra (Fill, fill.org.uk), una due giorni di scambi di idee e dialogo tra letteratura e attualità animata da una comunità di espatriati italiani «al crocevia», residenti in un Regno Unito sull’anticamera di Brexit ma legati a un’Italia attraversata da inquietanti cambiamenti socioculturali.
Marco Mancassola, autore e direttore artistico della rassegna, afferma che sull’onda del post referendum per Brexit «è sembrato importante ritrovarsi, ricompattare le energie e fare comunità. Creare un’occasione di incontro e scambio capace di riaffermare la nostra idea di essere italiani: un’idea di italianità aperta, dialogante e antifascista, che usa la letteratura come sguardo sul mondo».
È così che un nutrito gruppo di scrittori, traduttori, giornalisti e operatori editoriali italiani residenti a Londra ha deciso di mettere in piedi, dal basso, un festival «italiano nell’ispirazione ma internazionale nei fatti», una piattaforma per raccogliere e diffondere voci di intellettuali italiani, britannici e internazionali chiamati a «creare una mappa del presente cercando gli anticorpi nel dialogo». Un esperimento che se nella prima edizione ha riscosso un successo immediato mandando in sold out il festival ancora prima di cominciare, quest’anno rilancia aumentando il numero di incontri e puntando a duemila presenze complessive.

Il programma, molto fitto, comprende un dialogo tra Walter Siti, Olivia Laing e Ali Smith sul ruolo del romanzo nel confronto col presente; Veronica Raimo e Sophie Mackintosh sulle distopie femministe; Michela Murgia e Ben Okri sul ruolo politico degli intellettuali contemporanei; Nicola Lagioia (Premio Strega 2015 con La ferocia) e Mathias Énard (Bussola) sul nuovo canone del romanzo europeo.
Molto spazio sarà dato anche alla discussione e all’analisi dell’ondata neofascista transnazionale, un fenomeno allarmante che accomuna gran parte dell’Unione Europa. Spiega Mancassola: «Avevamo pensato di organizzare l’incontro The fascist paradox – dialogo tra Paolo Berizzi e Joe Mulhall – diversi mesi fa, con premesse che oggi non solo sono confermate, ma superate. L’ultradestra in Italia non è più ’una frangia’, ma è al governo; qui nel Regno Unito è ancora una frangia, fortunatamente, ma sta prendendosi sempre più spazio nei media e nella coscienza collettiva, ripetendo quanto già andato in scena in Italia e in altri Paesi europei».

Non a caso, in cerca di anticorpi ai rigurgiti nazifascisti, il festival si aprirà sabato con un dibattito di voci black femminili con la partecipazione di Igiaba Scego, Shermaine Lovegrove e Marianne Tatepo. «Con Black words, black worlds vogliamo porre in risalto il tema della rappresentanza – sottolinea ancora il direttore -. Solo dando voce alle minoranze, arricchendo il discorso democratico, saremo in grado forse di trovare le risposte necessarie per affrontare i problemi di oggi e di domani».