La denuncia è netta ed autorevole. «Dallo scorso marzo il governo israeliano non ha approvato alcun progetto edilizio dell’Unrwa nella Striscia di Gaza e da un mese a questa parte non possiamo importare i materiali da costruzione», ha protestato ieri Filippo Grandi, il capo dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi. E’ un quadro drammatico quello descritto da Grandi.
«Tenendo conto che Israele non permette le esportazioni (da Gaza) e di conseguenza la ripresa delle normali attività economiche, i prezzi dei beni stanno aumentando», ha spiegato il dirigente delle Nazioni Unite. «Gaza sta diventando inabitabile», ha proseguito. «La mancanza di carburante ha provocato lo spegnimento della centrale elettrica mentre i pochi posti di lavoro che erano disponibili nel settore delle costruzioni sono svaniti. E la lista è lunga». Grandi, in evidente riferimento alla linea adottata da Israele, ha sottolineato che «Rafforzare la sicurezza degli esseri umani (nella Striscia) è la strada migliore per garantire la stabilità della regione rispetto alle chiusure fisiche, l’isolamento politico e le azioni militari». «Occorre revocare il blocco israeliano (di Gaza), che è illegale», ha concluso. Proprio ieri ci sono stati nuovi raid aerei israeliani a sud di Gaza, contro tunnel e «obiettivi terroristici».
La denuncia di Filippo Grandi giunge mentre la mancanza di elettricità sta creando un’emergenza ambientale senza precedenti. Nel quartiere di Zaytoun, a est del capoluogo Gaza city, una stazione di pompaggio del sistema fognario funziona ad intermittenza e quando è spenta e le acque reflue si riversano nelle strade allagandole. Nelle poche ore in cui c’è l’energia elettrica le acque si ritirano lasciando fango e melma putrida nelle vie del quartiere. Un ambiente ideale per insetti e topi, che mette a grave rischio la salute degli abitanti, a cominciare dai bambini. E situazioni analoghe rischiano di ripetersi anche in altre zone, senza dimenticare che lo spegnimento dei depuratori non consente di trattare le acque nere che si riversano in mare. Le difficoltà per i palestinesi di Gaza sono enormi, a causa anche del blocco che attua l’Egitto lungo la frontiera di Rafah. Ieri, per la prima volta da giugno, le autorità del Cairo hanno permesso a un convoglio umanitario l’ingresso a Gaza con 100 tonnellate di medicine e cibo in scatola.
La stessa Unrwa di Filippo Grandi sta vivendo un periodo di eccezionali difficoltà. L’agenzia è in bolletta e a dicembre smetterà di pagare gli stipendi ai dipendenti sul campo, non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania e in tutti i campi profughi palestinesi sparsi tra Libano, Siria e Giordania. «E’ una situazione terribile, con un deficit nel bilancio di 36 milioni di dollari», ha detto il sottosegretario generale dell’Unrwa Jeffrey Feltman al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Lo stop dei salari di dicembre interesserà 30 mila tra insegnanti, personale medico e assistenti sociali.