La categoria con più iscritti, la categoria più femminile. La Filcams che unisce i lavoratori del terziario – termine ormai desueto al tempo della gig economy – e del commercio ha cominciato il suo congresso al teatro Lyrick di Assisi con una giornata di orgoglio e rivendicazione. Gli azionisti di maggioranza relativa della Cgil – quasi 600mila iscritti, in costante aumento – sono guidati dal settembre 2014 dall’ascolana Maria Grazia.

Con il 63% di iscritte donne, la Filcams riunisce chi combatte nelle mense di Latina e Frosinone e non vede lo stipendio da 9 mesi, chi lavora ad Amazon, nei centri commerciali, nella grande distribuzione e negli outlet e non ha una domenica libera, chi oggi ha a che fare con la ristrutturazione di Ikea, chi lavora nella frontiera del precariato degli alberghi e del turismo.
L’orgoglio Filcams è nel video iniziale che risponde al tormentone – uguale – di Renzi e Salvini: «Dov’era il sindacato?» mostrando le lotte di questi quattro anni, dagli scioperi di «La festa non si vende» contro le aperture festive e domenicali, alla raccolta firme per il referendum contro i voucher poi reintrodotti dal governo Gentiloni. «Siamo dove sei, sempre» è lo slogan ormai storico della categoria.

Gabrielli inizia rivendicando il lungo percorso congressuale – «Nessuna piattaforma social potrà sostituire la democrazia delle assemblee e del confronto» – poi risponde alla domanda che «sentiamo spesso farci quando parliamo di migranti: “Perché non vi occupate solo delle nostre condizioni di lavoro?”. La risposta sta nella nostra storia, i nostri fondatori erano partigiani e ci hanno tramandato il valore della solidarietà». A confermarlo arrivano le interviste all’ex presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia e al partigiano bolognese Gastone Molinari, tra i fondatori della Filcams a inizio anni ‘60.

Del governo giallo-verde Gabrielli sottolinea «l’eco assordante dell’altisonante decreto Dignità e il silenzio dopo gli annunci della regolamentazioni delle aperture domenicali fatti da Di Maio». I settori coperti dalla Filcams stanno assistendo ad uno «smottamento delle organizzazioni datoriali che ha portato all’ampiamento del dumping contrattuale con i contratti pirata: degli 866 contratti censiti dal Cnel ben 266 riguardano il commercio». Per Gabrielli «la sfida per il futuro è quella della misurazione della rappresentanza, di un patto di autoregolamentazione con le organizzazioni datoriali più grandi». Sul piano confederale Gabrielli festeggia l’uscita dalla «cultura industrialista» e propone «filiere intercategoriali come si è fatto sulle carni, un modello che deve diventare naturale in Cgil» mentre chiede di «non rimettere mano al codice degli appalti».

L’applauso più grande dei 750 delegati e dei 200 invitati arriva quando Gabrielli ricorda – e appoggia – la scelta di Maurizio Landini come prossimo segretario. La frase successiva – «è legittimo che possano esprimersi opinioni diverse» – è la dimostrazione del tentativo in atto di superare le tensioni e arrivare a una segretaria confederale che sia «collettiva».