Il Recovery Memorial di Kamaishi City (prefettura di Iwate, nel nord est dell’isola di Honshu, la maggiore dell’arcipelago) è il più piccolo tra gli stadi che ospitano questa edizione della Coppa del mondo. E’ stato pensato per sei mila posti, ma in vista del mondiale è stata temporaneamente aggiunta una seconda tribuna che porta la capienza a 16 mila posti a sedere. Un piccolo gioiello circondato dal verde, a poche centinaia di metri dalla baia di Otsuchi. Gli stadi come questo sono destinati a ospitare le partite di minor richiamo, per esempio Figi-Uruguay, girone D, sfida tra la dodicesima e la diciassettesima del ranking mondiale, pronostici tutti e senza indugi a favore degli isolani del Pacifico.

I figiani, campioni olimpici di Seven’s, il rugby a sette, sono la classica mina vagante per le squadre teste di serie: imprevedibili quanto basta, se gli capita la giornata buona possono fare male a tutti, da ultima la Francia che in un test match dello scorso novembre fu sconfitta sul proprio campo. Sabato nel loro primo match sono stati messi sotto dall’Australia che, ben conoscendone le potenzialità, ha saputo predisporre piani di gioco e contromisure adeguate alla bisogna. In attesa di incontrare Georgia e Galles, la sfida con gli uruguayani era per Figi la partita da vincere a mani basse, con ampio scarto e punto di bonus. Del resto il primo turno della fase a gironi non aveva proposto alcuna sorpresa. Gli All Blacks avevano sconfitto gli Springboks, la Francia aveva superato di stretta misura i Pumas argentini, l’Irlanda aveva dominato la volubile Scozia, e così via.

E’ dunque probabile che qui nel Vecchio Continente quasi nessuno abbia ritenuto desiderabile o necessario mettere la sveglia all’alba per guardare Figi-Uruguay. I pochi che lo hanno fatto – non importa se per insonnia o per amour fou – hanno così potuto assistere alla prima sorpresa di questo mondiale, avendo gli uruguagi sconfitto Figi con il punteggio di 30-27. Risultato ineccepibile. Se anche la dea alata ha voltato le spalle agli omoni del Pacifico, noti per la loro propensione al disordine creativo, lo ha fatto a ragion veduta. Perché se è vero che Figi ha segnato una meta in più (4) , da parte sua l’Uruguay è stato bravissimo nel raccogliere punti ogni qual volta ne ha avuta occasione, e poi i placcaggi e tutto quanto è importante per vincere una partita di rugby. Di contro la nazionale di Figi ha fatto la distratta soprattutto in fase difensiva, facendosi infilare per proprie colpe e commettendo troppi falli, ma soprattutto è stata catastrofica dalla piazzola: 33 per cento dei calci  a disposizione messi a segno da Josh Matavesi e 22 per cento da Ben Volavola per un totale di 5 punti. Dall’altra parte Felipe Berchesi è stato chirurgico: 75 per cento per un totale di 15 punti che alla fine hanno fatto la differenza.

Italia: dieci cambi per il Canada

 

Domani mattina a  Fukuoka (Rai 2, ore 9.45) l’Italia è attesa dal Canada. Primo obiettivo: vincere e conquistare il punto di bonus. Secondo obiettivo: mostrare un gioco degno di una squadra che da vent’anni disputa il Sei Nazioni. Dunque cancellare il match (vinto 47-22) con i namibiani e quel catalogo degli orrori sciorinato in campo per tutti e ottanta i minuti di gioco.

Conor O’Shea ha annunciato ieri la formazione. Rispetto a domenica scorsa ci sono ben 10 cambi, compreso il capitano Sergio Parisse.  “La migliore formazione per questa partita”, ha spiegato il coach degli azzurri, che non poteva non tenere in considerazione il fatto che due match in quattro giorni sono un impegno estremamente pesante. In tribuna o in panchina si accomodano dunque tanto i migliori del match contro la Namibia (Morisi e Ruzza) quanto alcuni tra coloro che hanno giocato peggio, compreso il capitano Sergio Parisse. I superstiti del quindici titolare che scenderanno in campo fin dal primo minuto sono Bigi, Steyn, Allan, Benvenuti e Hayward.

Il Canada è squadra più solida rispetto alla Namibia. Quattro anni fa, durante la coppa del mondo, gli azzurri rischiarono la sconfitta e riuscirono a ribaltare il risultato con molta fatica. Finì 23-18. Nel 2016, durante un tour estivo degli azzurri, altra vittoria sofferta: 201-18- Da allora i canucks  hanno fatto qualche passo all’indietro ma restano una compagine che va affrontata con attenzione e rispetto.

Italia: Minozzi; Benvenuti, Campagnaro, Hayward, Bisegni; Allan, Braley; Steyn, Polledri, Negri; Budd, Sisi; Ferrai, Bigi, Lovotti. In panchina: Zani, Quaglio, Riccioni, Ruzza, Mbanda, Palazzani, Canna, Bellini.

Alle 12.45 (diretta streaming su www.rugbyworldcup.com) tocca a Inghilterra-Stati Uniti.