Occhi bassi, voce piatta, il ministro per i rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro impiega non più di trenta secondi per comunicare la decisione del governo di chiedere la fiducia sul decreto sicurezza.

Una scelta che spiazza le opposizioni, visto che non risulta da nessuna parte la convocazione di un consiglio dei ministri che, come da procedura, autorizzi il voto politico. Particolare che però risulta irrilevante per la maggioranza giallo verde, consapevole di non poter più tirare alle lunghe – anche per l’insistenza sempre più pressante del ministro degli Interni Matteo Salvini – l’approvazione del decreto con le nuove misure sull’immigrazione. E il via libera è previsto per la mattinata di oggi.

E’ l’ultimo atto di uno scontro tra i due soci di governo, che non sancisce però alcuna tregua.

Con la fiducia i Cinque stelle evitano di votare insieme a Fi e FdI, cosa che li avrebbe fatti apparire sempre più come un’appendice del centrodestra.

Da parte sua Salvini può finalmente cantare vittoria per un provvedimento che ha trasformato nella sua bandiera personale. La comunicazione arriva dopo che ogni decisione sul provvedimento era stata rinviata per ben tre volte a causa dello scontro in corso alla Camera sulla prescrizione e quando ormai era chiaro a tutti che un ennesimo slittamento avrebbe provocato una rivolta delle opposizioni.

Spetta alla presidente Casellati annunciare l’ammissibilità del maxi emendamento presentato dal governo al dl sicurezza e integrato con dieci nuovi emendamenti che non stravolgono l’impianto del testo, che resta fortemente repressivo nei confronti degli immigrati.

Ma è il successivo annuncio del ministro per i rapporti con il parlamento a spiazzare tutti aprendo un nuovo fronte, questa volta con le opposizioni.

Lo scontro avviene nella riunione dei capigruppo convocata subito dopo l’aula.

«Abbiamo chiesto esplicitamente al ministro Fraccaro di dirci se e quando un consiglio dei ministri ha autorizzato a porre la fiducia, altrimenti dobbiamo pensare a un cdm fantasma», spiega al termine il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci. «E Fraccaro ha risposto semplicemente che non era tenuto a darci una risposta».

In seguito viene spiegato che la decisione di porre la fiducia rappresenta un atto endogovernativo, vale a dire interno all’esecutivo, che però deve comunque essere accompagnato da una comunicazione ufficiale che al momento non sembra esserci.

Tutte questioni che a Salvini non interessano più di tanto. «Io bado alla sostanza e non alla forma», chiarisce in serata il ministro. «Non mi curo se si vota stasera o domani, se c’è la fiducia o meno. A me interessa il risultato: c’è un decreto sicurezza e immigrazione, questo è un bel passo in avanti».

Anche perché le tensioni con gli alleati a 5 Stelle, e in particolare con l’altro vicepremier Di Maio, resta alta.

Al punto che nessuno dei due si scopre più di tanto. Il leghista perché, prima di sbilanciarsi su un possibile compromesso riguardo alla prescrizione, dice chiaro e tondo che preferisce aspettare di aver portato a casa il decreto sicurezza. Di Maio perché, attraverso il capogruppo al Senato Stefano Patuelli, manda un messaggio al Carroccio: «La nostra lealtà sul decreto sicurezza – dice il senatore – non può prescindere da quella della Lega sul tema della prescrizione. Per il M5S pene più severe non hanno senso se non sono anche certe. Sono sicuro che la notte porterà consiglio».