Si voterà oggi la fiducia sul decreto immigrazione Minniti-Orlando. Sarebbe scaduto tra una settimana e non è stato possibile per le opposizioni intervenire in alcun modo in commissione. Blindato nel testo arrivato dal senato, il provvedimento continua a prevedere un diritto speciale per i richiedenti asilo, che nel caso – frequentissimo – decidano di opporsi in tribunale alle decisioni delle commissioni territoriali (quando rifiutano di concedere la protezione internazionale) avranno a disposizione solo il primo grado. È stato infatti abolito l’appello (si passerà direttamente alla Cassazione, ma per le questioni di legittimità e non di merito). I richiedenti asilo dovranno rivolgersi a sezione di giudici specializzati con un procedimento «camerale» abbreviato, nel quale di regola non è previsto il contraddittorio.

Il regolamento della camera consente una via d’uscita a quanti nella maggioranza mantengono dubbi sul decreto, perché sono previsti due voti: uno sulla fiducia (oggi pomeriggio dalle 16) e uno sul testo della legge di conversione (domani mattina). Ne approfitterà il gruppo Mdp-articolo 1, formato dagli ex Pd bersaniani ed ex Sel. Le due aree si comporteranno in maniera diversa: gli ex Pd sono orientati a confermare la fiducia al governo Gentiloni (anche perché incalzati dai renziani che li dipingono come forza ormai di opposizione) ma non approveranno il decreto nel merito, votando no o non partecipando al voto. Gli ex Sel invece voteranno anche contro la fiducia, così come naturalmente Sinistra italiana-Possibile – secondo Civati il voto sul decreto è uno «spartiacque di qualsiasi convergenza elettorale» – e i Cinque stelle. Che però non hanno brillato per opposizione al decreto, se si fa eccezione della decisione di abbandonare i lavori in commissione. Ieri non hanno partecipato in aula al dibattito generale. Quando si sono espressi sull’argomento non hanno dimenticato di premettere che non si può certo garantire un’accoglienza generalizzata.