A ogni buon conto io il mio panettoncino Galup offerto dallo sponsor del film l’ho portato a casa. Dopo Un fantastico via via di Pieraccioni, arriva il cinepanettone di Fausto Brizzi, Indovina chi viene a Natale?, scritto assieme a Marco Martani e Fabio Bonifacci, prodotto dalla Wildiside di Brizzi-Mieli-Gianani, distribuito da Medusa, e interpretato da un cast stellare – da Claudio Bisio a Diego Abatantuono, Raoul Bova, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso Cristiana Capotondi. Con guest che comprendono Isa Barzizza e Gigi Proietti come nonnini e Massimo Ghini come poliziotto romano. Come spiega il titolo, che è già stato malignamente parodiato su twitter, «Indovina chi non viene al cinema a Natale?», siamo nel tipico film natalizio con la famiglia allargata, fratelli che poco o nulla c’entrano l’uno con l’altro e fidanzati che creano problemi rovinando prati, entrando con l’auto nella sala da pranzo, uccidendo i pesci rossi e cosucce del genere.

Stavolta abbiamo ben due fidanzati problematici che entrano nella famigliona di Diego Abatantuono, padrone dei panettoni Galup (un tempo li pubblicizzava il vecchio Macario) e di sua moglie Angela Finocchiaro. Uno è Claudio Bisio, il nuovo compagno della sorella di Diego, una Claudia Gerini in versione bionda con due figlioletti a carico che non sopportano che la mamma abbia nuovi compagni e lo massacrano con scherzi atroci mettendolo in pessima luce con tutto il nucleo familiare. É sua la macchina che ha sventrato la porta della sala da pranzo perché i freni non erano tirati, è colpa sua se sono morti i pesci della nonna, l’adorabile Isa Barzizza, lui ha rovinato un quadro della scuola del Parmigianino.

Se il povero Bisio dovra dimostrare alla Gerini di essere innocente, andrà peggio a Raoul Bova, fidanzato senza braccia di Cristiana Capotondi, la figlia di Abatantuono. Proprio questa trovata e il fatto che un bello come Bova sia senza braccia in una commedia natalizia trasmette al film, tutto sommato abbastanza tradizionale nel soggetto, una dose «bomb» di cultismo trashista. Perché tutte le gag che Abatantuono e Finocchiaro cercano di mettere in piedi per convincere la figlia a lasciare Bova puntando in pieno sulla sua diversità funzionano bene, per lo spettatore, sia come estremo imbarazzo che come divertimento perverso. Possiano trovare il film, per questo aspetto, ambiguo, effettistico, moraleggiante, buonista, perfino «renziano» come molti sostengono, anche se non capisco bene perché. Ma non ci lascia indifferenti, e sfiora sia lo stato di culto del trash cinepanettonistico sia il massimo livello stracultistico. Certo, per fare accettare al pubblico un’idea simile, ci sarebbe voluta una certa eleganza, non far volare l’arto in aria, non mostrare Bova sullo snowbvoard come un Christian o un Boldi di dieci anni fa, ma così l’effetto è più diretto e più di genere.

Meno interessante, anche perché meno sviluppata, la coppia Carlo Buccirosso-Rosalia Porcaro, cioè il fratellastro povero e napoletano di Diego e sua moglie con ben tre figli a carico. Servono solo, cinepanettonisticamente, per accontentare il pubblico napoletano. Ma allora andava dato loro più spazio. Alla fine tutto funziona come previsto. Le coppie nuove scoppiano e poi si ricompongono.

C’è un grande momento di culto con Claudia Gerini che si mostra in guepiere a Claudio Bisio e se lo fa al ritmo di «Prendimi!», evidenziandoci che lei ama far l’amore con I delinquenti (non male come trovata). C’è poi un finale con un videomessaggio del nonno defunto, Proietti, che farà piangere e ridere la famiglia.

Rispetto a Pazze di me con Francesco Mandelli, è una commedia meno interessante che troppo deve concedere al pubblico natalizio (e la trovata di Bova senza braccia lo pone su un livello di tale delirio che non sappiano quali reazioni provocherà).

Il problema più grande è però che dopo i film di Checco Zalone, di Pif, perfino di Paolino Ruffini, questo appare meno moderno e accattivante per il pubblico dei pischelli della generazione attuale. Lì c’è un vero post-berlusconismo, in senso di superamento anche di un modo di raccontare il paese – cioè come si vive non senza braccia ma senza la cappa del berlusconisno. Qui siamo ancora nel territorio del cinepanettone e dei peggiori Natali della nostra vita. Magari però a Natale, tutto questo funzionerà.