Una riunione per cercare una soluzione sui porti in cui far sbarcare i migranti. A convocarla, per venerdì prossimo a Bruxelles, è stata la Commissione europea e dopo giorni di silenzio è il primo segnale concreto che arriva da Bruxelles per provare a sbloccare o stalle in cui è precipitata la nave Diciotti co i suoi 177 migranti. Alla riunione parteciperanno i consiglieri per gli Affari europei dei leader di Italia, Francia, Spagna, Germania, Austria, Portogallo, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Malta, Grecia e Irlanda.

Intanto come in un pessimo film d’azione i primi ostaggi sono stati liberati dalla Diciotti. Si tratta dei 29 minori non accompagnati che in violazione a ogni trattato e convenzione internazionale da sei giorni erano trattenuti a bordo della nave Diciotti della Guardia costiera. Loro l’hanno abbandonata ieri sera dopo il via libera dato dal ministro degli Interni Salvini, ma sono gli unici che hanno potuto mettere piede a terra. Tutti gli altri restano a bordo e chissà fino a quando.

Salvini ha infatti confermato di non voler cambiare idea sulla sorte dei rimanenti 148 migranti, che quindi restano «sequestrati» a bordo, vittime dello scontro, diventato ormai quasi una faccenda personale al di là di qualsiasi legge, tra lui e l’Europa. «Con il mio permesso, a parte i bambini, non sbarca nessuno», ha confermato il leghista. «Se vuole intervenire il presidente della Repubblica lo faccia. Se vuole intervenire il premier lo faccia. Ma per me l’Italia ha già dato. Se l’Europa non fa il suo dovere, per quanto mi riguarda le navi, come arrivano, possono tornare indietro».

I giorni passano, ormai siamo al settimo, e tutto resta uguale mentre si fanno sempre più numerose e pesanti le prese di posizione che condannano il comportamento del ministro. Ieri è intervenuto anche Roberto Fico sollecitando una rapida soluzione della vicenda. «Le 177 persone non possono più essere trattenute a bordo, poi si procederà al loro ricollocamento», ha scritto su twitter il presidente della Camera, prima che i minori scendessero a terra. Nel giro di poche ore la risposta, come al solito sprezzante di Salvini: «Tu fai il presidente della Camera e io faccio il ministro, con un programma e un contratto di governo ben preciso».

Nessun contratto prevede però la possibilità di trattenere uomini, donne e bambini senza alcun motivo. Secondo il deputato di +Europa e segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, che ieri ha provato inutilmente a salire a bordo, la spiegazione del mancato sbarco sarebbe da ricercarsi in non meglio specificati motivi sanitari. «Come parlamentare ho chiesto di per salire sulla Diciotti. Mi è stato risposto che la nave è in “quarantena”», ha spiegato Magi. «Si sta utilizzando come escamotage per giustificare lo stallo la “bandiera gialla”, cioè il fatto che ancora non sia avvenuta l’ispezione medica. Cosa che in genere avviene nel giro di qualche ora, perché non è stata ancora effettuata?».

Dopo giorni di silenzio, ieri si è finalmente fatto sentire anche Giuseppe Conte, ma solo per sostenere le posizioni del suo ministro. Anche il premier, infatti, attacca l’Unione europea per non aver mantenuto gli impegni presi per la redistribuzione dei migranti. «Ma l’Europa vuole battere u colpo?» chiede polemicamente. «Ancora una volta l’Italia sta mostrando il suo volto umanitario, ma il prezzo non può essere rimanere abbandonata a se stessa». La polemica con Bruxelles, alla quale in serata si accoda anche il ministro dei Trasporti Toninelli, è la strategia scelta sapendo di poter giocare facile, viste le difficoltà incontrate finora dalla Commissione europea nel trovare Stati disponibili ad accoglier i migranti. La redistribuzione, però, non è la «soluzione finale», dice Salvini con una pessima scelta dei termini. «la soluzione definitiva è non far più arrivare neanche una di queste persone irregolarmente in Europa, rimandarle indietro».

Anche su questa possibilità, però Salvini deve incassare un rifiuto, e proprio dai suoi interlocutori libici. Rispondendo all’ipotesi di rimandare in Libia i migranti, minacciata nei giorni scorsi da Salvini. Il ministro degli Esteri del governo di accordo nazionale, Muhammad Sayala, ha detto che la Libia «rifiuterà qualsiasi iniziativa per il rimpatrio di migranti illegali verso il suo territorio»