«Il Movimento 5 Stelle non farà mai alleanze con Marine Le Pen»: la missione europea di Roberto Fico irrompe nel dibattito sul futuro dell’Europa e soprattutto sugli equilibri grillini. Al termine dell’incontro con il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker, Fico chiude alla destra estrema e quando lo si ascolta è impossibile non pensare alle convergenze italiane.

La regola tracciata per l’Europa non vale per l’Italia e per il governo a trazione gialloverde? «Ognuno fa la sua strada e quella non è la mia strada», si limita ribadire il presidente della camera a proposito della coalizione dei sovranisti che dalla prossima primavera punta a stravolgere l’Europa. E la tensione sul Def? «La manovra economica dell’Italia, in preparazione, non sfida nessuno, ma cerca di parlare all’Europa, per cercare di cambiare, ma non di distruggere. Di cambiare, di migliorare e di parlare con il mondo. Tutto qua. Non c’è nessuna sfida», argomenta Fico.

LUIGI DI MAIO PARLA dai luoghi del terremoto di Accumoli, nell’alto Lazio, ma è reduce dalla trasferta berlinese. Dapprima insegue gli eventi ed è costretto a ribadire la formula di rito: «Il M5S non è né di destra né di sinistra, dunque non ci alleeremo né con gli uni né con gli altri». «I rapporti coi sovranisti spettano alla Lega», è il ragionamento del vicepremier grillino, alludendo a una divisione di compiti che rimanda a una tattica comune agli alleati all’interno dei patri confini. Lo spalleggia Salvini, che sventola il «contratto di governo» per evidenziare come solo e soltanto quegli impegni tengano unite due forze diverse come Lega e M5S. Eppure ciò non basta a sciogliere la questione. Perché prima Steve Bannon e poi proprio Marine Le Pen hanno indicato il modello italiano come esempio di rottura populista. E perché sono stati Di Maio e Salvini ad individuare nel voto europeo il momento di rottura degli equilibri e soprattutto ad avere deciso (e Salvini lo ha fatto schierandosi contro una parte del suo partito) di rompere le compatibilità Ue con il Def. Quei due passaggi politici hanno oggettivamente reso il patto politico gialloverde più stringente e lo hanno proiettato sulla scena continentale.

«NEL GIRO DI DUE GIORNI chiunque è intervenuto contro questa legge di bilancio, quindi ora dovrei arretrare e tradire gli italiani perché ci sono due persone in Italia che guadagnano tanto? Io non abbandono gli italiani», dice ancora Di Maio di fatto smentendo la pacatezza di Fico. L’alleanza di destino che le sue parole sembrano tracciare con la Lega avviene a dispetto di un gruppo europarlamentare che in questa legislatura, nonostante la convivenza (mai del tutto digerita) con l’Ukip di Nigel Farage, ha votato in modo più simile al Pd che alle destre. «Mettiamo a disposizione della futura commissione europea le nostre idee e la nostra manovra» si limita a dire Ignazio Corrao, uno dei 5S eletti cinque anni fa. La speranza dei grillini è che i loro voti siano decisivi per cambiare gli equilibri del parlamento europeo.

RESTA IL FATTO CHE i più vicini alla linea governista del M5S non apprezzino l’intervento di Fico. Si vedrà se e in che modo questa tensione si paleserà nella kermesse «Italia a 5 Stelle» prevista a Roma per il 20 e 21 ottobre. Per adesso, al di là delle dichiarazioni di circostanza, l’invito ad «abbassare i toni» che Fico ha portato in Europa (in sintonia con Mattarella) viene disatteso. «I poteri forti vedono indebolirsi la propria leadership e tentano di difendersi, accusando tutte le scelte fatte dalla nuova maggioranza – dice il senatore Emilio Carelli puntellando la linea di Di Maio – La tendenza è chiara: anche il volto dell’Europa cambierà con le europee. E sarà una definitiva rottura con il passato». Ma ancora una volta bisogna osservare la divisione dei ruoli all’interno della maggioranza: spetta ai leghisti il compito di attaccare esplicitamente il presidente della Camera. Per la capodelegazione leghista a Bruxelles Mara Bizzotto, Fico «preferisce la compagnia di Juncker, Moscovici e delle vecchie mummie del Ppe e del Pse, ma noi andiamo avanti per la nostra strada».