Censura? «A Radio2 non esiste la parola censura». Per la direttrice della rete radiofonica pubblica, Paola Marchesini, si deve parlare invece di «differenziazione dei palinsesti». A Francesca Fornario, autrice e conduttrice con Federica Cifola di Mamma non Mamma, e che ieri sul manifesto ha spiegato perché ha rifiutato di tornare in onda anche questo agosto, era infatti stato chiesto di fare un programma proprio differente rispetto alle passate edizioni: niente battute su Renzi, niente satira, niente imitazioni o «scenette»… Alla larga dalla politica, insomma. Questione di fascia oraria, dice la direttrice (ma «c’è libertà di satira tutto l’anno»), che ha chiesto a Fornario di ripensarci. Ma lei non ne ha intenzione. Mentre Cifola sabato andrà in onda ritenendo che non si sia trattato di censura e parla di «polverone assurdo. La rete ci ha chiesto di orientarci verso una satira di costume, che rispetto alla satira politica sarebbe stata più fruibile per un programma che parla di mamme e non mamme nella fascia oraria estiva del fine settimana».

Niente satira politica, comunque. Chiede quindi un chiarimento ai vertici di Radiorai il presidente della commissione di vigilanza, il 5 Stelle Roberto Fico: «Li convocheremo quanto prima. Nessuna censura sulla satira è accettabile». «Dopo la normalizzazione dell’informazione dei tg, adesso siamo arrivati alla censura preventiva della satira», interviene Federico Fornaro, della minoranza dem, che dalla commissione di vigilanza si è dimesso per protesta dopo le nomine nei tg, insieme a Miguel Gotor. Anche quest’ultimo definisce «grave la vicenda». «Coerente e coraggiosa Fornario che dice no alla totale normalizzazione renziana del ’servito pubblico’», twitta Stefano Fassina di Si.

Del resto anche il climatologo Luca Mercalli ritiene che con la cancellazione dal palinsesto di Raitre del suo programma Scala Mercalli la politica c’entri eccome: «Abbiamo trattato argomenti che sono scomodi per qualsiasi governo – dice all’Espresso – e il governo Renzi non fa certo eccezione. Basterebbe dire che siamo andati contro le trivelle e le grandi opere». E secondo Mercalli ha pesato anche l’interrogazione presentata in commissione di vigilanza dal senatore del Pd Stefano Esposito perché il programma avrebbe concesso 22 minuti di «propaganda» ai No Tav in una puntata. Conclusione: «Oggi faccio sempre più fatica a riconoscermi in questa Rai» e «a guardare dall’esterno si fa molto presto a poter dire» che la Rai di oggi somiglia a quella di Berlusconi.

Dal canto suo la direttrice Daria Bignardi non aggiunge nulla al post pubblicato lunedì sul suo blog su Vanity Fair: «L’unica cosa che ho epurato da quando mi occupo dei programmi di Raitre sono gli animali in gabbia nei programmi circensi».