La Fiat aggiorna al ribasso gli obiettivi del 2013, prevedendo una chiusura d’anno con un utile della gestione ordinaria tra i 3,5 e i 3,8 miliardi di euro, al di sotto della forchetta annunciata a fine aprile (tra 4 e 4,5 miliardi). Piazza Affari risponde negativamente e il titolo chiude in calo del 2,23% a 28,8 euro. Una reazione «fuori luogo dei mercati», secondo Marchionne.

L’ad del Lingotto ha, poi, dichiarato di non voler chiudere stabilimenti «per favorire il dominio dei produttori tedeschi», né di voler vendere nulla per pagare il fondo sindacale Veba, azionista di minoranza di Chrysler (41,5%) con cui è impegnato in un lungo braccio di ferro. Nella conference call, seguita alla pubblicazione degli utili del terzo trimestre, il manager – che dopo i conti del primo trimestre 2014 rivedrà il piano industriale dei prossimi 5 anni – ha spiegato di non vedere «motivi per essere ottimista» sul mercato dell’auto europeo, citando il fatto che nel 2012 quattro costruttori del Vecchio continente, Lingotto compreso, «hanno perso 8 miliardi di dollari». Ha denunciato: «Ho visto in Europa alcune pratiche sui prezzi che non avevo mai visto dal 2004».
Nel terzo trimestre del 2013 il gruppo Fiat ha registrato un utile della gestione ordinaria in calo a 816 milioni di euro, dai 901 milioni di un anno prima, e un utile netto in rialzo a 189 milioni (171 milioni nel trimestre equivalente del 2012). Entrambe le cifre sono inferiori alle stime medie degli analisti, rispettivamente pari a 915 milioni e a 265 milioni. La liquidità resta superiore ai 20 miliardi e l’indebitamento sale a 8,3 miliardi dai 6,7 di fine giugno.
Nel bilancio pesano il tasso di cambio sfavorevole e la contrazione del mercato latino-americano. L’Europa riduce, invece, le perdite. Trainano le vendite i marchi di lusso, fra i quali spicca Maserati che raddoppia i ricavi. Continua a correre Chrysler, nonostante il ritardo del lancio della Jeep Cherokee. Marchionne non considera «un problema» l’aggiornamento al ribasso degli obiettivi con ricavi fra 84 e 88 miliardi, utile netto fra 0,9 e 1,2 miliardi di euro: «È dentro la forbice prevista» e dipende dai tassi di cambio, ha sottolineato.

Non la pensa così il sindacato. La Fim invita la casa torinese a proseguire con gli investimenti e ad accelerare il lancio di nuovi prodotti, Maurizio Landini, segretario Fiom, va giù duro e parla di disinvestimento generalizzato. «È urgente che la presidenza del Consiglio e il governo convochino tutte le parti». In Italia, «Fiat non prevede nuovi investimenti né nuovi modelli e la produzione non raggiunge le 400 mila auto, un numero decisamente inferiore a quello di altre case automobilistiche europee». In Serbia verrà, invece, inaugurato un nuovo stabilimento la cui produzione sarà in parte venduta anche in Italia. Landini fa il quadro italiano: «Mirafiori lavora 3 giorni al mese, Cassino non lavora e gli altri stabilimenti sono in casa integrazione. Il risultato è la perdita di quote di mercato, produzione a livelli bassissimi e rinvio degli investimenti».