L’ottimizzazione fiscale è una pratica diffusissima nelle grandi multinazionali, che cercano di fatturare nei paesi dove pagano meno tasse spostando i guadagni realizzati altrove. Nella Ue ci sono dei «paradisi» fiscali – la City di Londra, l’Irlanda, il Lussemburgo, anche l’Olanda – ma sul fisco ogni paese fa come vuole, l’armonizzazione non esiste e per varare norme europee ci vuole il voto all’unanimità.

Per aggirare questa situazione che paralizza tutto, la Commissione da quattro anni si concentra sugli «aiuti di stato» considerati sovvenzioni illegali, perché falsano la concorrenza. È attraverso questo escamotage che il commissario Joaquim Almunia sta incastrando Apple e Fiat, per i vantaggi ottenuti rispettivamente in Irlanda e in Lussemburgo. «Secondo un’opinione preliminare della Commissione, si tratta di aiuti di stato», ha precisato ieri Almunia dopo aver spedito una lettera alle autorità fiscali dei due paesi, che ora hanno un mese per dare chiarimenti.

La società Fiat Finance and Trade, che si occupa di finanza e tesoreria, avrebbe concluso con le autorità fiscali del Lussemburgo un accordo preliminare per avere la certezza di pagare meno tasse, dirottando i guadagni nel Granducato. Attraverso sotterfugi fiscali, un tax ruling concluso nel 2012 avrebbe concesso alla società della Fiat vantaggi che violano le regole della «piena concorrenza», principio-chiave dell’Ue. Gli accordi fiscali sono equiparati a sovvenzioni mascherate. La base imponibile è frutto di un negoziato con le autorità dei paesi compiacenti, pratica che va contro le regole del «mercato interno».

Con diplomazia, Almunia afferma che, per Fiat, «allo stadio attuale la Commissione non dispone di alcun elemento che indichi che la misura potrebbe venir considerata compatibile con il mercato interno».

Anche Google è nel mirino Ue e potrebbe venire multata di vari miliardi di euro, per aver ricevuto aiuti pubblici illeciti, sempre dall’Irlanda, tra il 1991 e il 2007. Apple avrebbe concluso accordi simili all’inizio degli anni ’90 e nel 2007. Un’altra inchiesta di Bruxelles è aperta sull’Olanda, per i vantaggi concessi a Starbucks.

La Ue segue gli Usa nell’offensiva contro le pratiche dell’«ottimizzazione» fiscale. Secondo un’inchiesta statunitense, Apple paga solo il 2% di tasse negli Usa sui 74 miliardi di fatturato che la società realizza fuori dagli Stati uniti. Secondo un’inchiesta francese, Apple, Google, Facebook, Amazon, Microsoft pagano appena un ventesimo di quello che dovrebbero, grazie a marchingegni fiscali che sfruttano la concorrenza tra gli stati europei. Difatti, in Irlanda la tassa sulle società è solo del 12,5%, contro una media Ue del 25,7% e nessun «piano di salvataggio» ha potuto far modificare la posizione di Dublino, che ha tenuto duro sul suo vantaggio fiscale rispetto agli altri stati Ue. In Germania, per esempio, le tasse sulle società sono al 29,8% e in Francia al 34,4%.