Su twitter è partito subito l’hashtag #alfanodimettiti. Il corteo MayDay NoExpo doveva ancora terminare, ma il fronte che ha attribuito al ministro degli interni Angelino Alfano la responsabilità di non avere caricato con polizia e carabinieri lo spezzone autonomo era già nutrito. E ha condizionato le reazioni politiche nelle ore successive. Di carica ce n’è stata una, con sirene spiegate, all’entrata di piazza Pagano, quando il cosiddetto “blocco nero” si era liberato della tenuta di ordinanza abbandonando sul selciato sull’asfalto caschi, k-way neri, mazze e bastoni, persino scarpe. Polizia e carabinieri, con i loro autoblindo, hanno attraversato una fitta nebbia provocata da fumogeni gialli e lacrimogeni senza trovare nessuno dall’altra parte.

La gestione della piazza

La questura ha gestito la piazza consapevole dell’impatto mediatico che le immagini della devastazione avrebbero ottenuto sui media. Ha contenuto i manifestanti, esplodendo almeno 400 lacrimogeni (dati della questura), mentre questi ultimi incendiavano almeno dieci autovetture di lusso, infrangevano le vetrine di almeno cinque filiali bancarie, e una delle poste, aspettando con ordine che si ricompattassero nei loro cordoni e sfilassero ricongiungendosi al corteo che defluiva verso piazza Amendola.

Cariche vere, e corpo a corpo, avrebbero invece spaccato definitivamente il corteo, fino a coinvolgere gli altri manifestanti, generando nell’opinione pubblica un sentimento probabilmente diverso rispetto a quello che si è invece creato alla conclusione della manifestazione di ieri. Dopo la sentenza della Corte di Strasburgo sulla Diaz al G8 di Genova 2001, e altri episodi come le più recenti manganellate al gruppo dirigente Fiom in piazza a Roma, avrebbero riattualizzato le dure polemiche contro Alfano e le sue capacità di gestire l’ordine pubblico. Su questo aspetto, la sensibilità è altissima in Italia.

A Milano, invece, polizia e carabinieri hanno contenuto i manifestanti, certi che poi le immagini finite in diretta sui media avrebbero generato un’alluvione di critiche, e di indignazione, contro il movimento NoExpo e non solo contro i sostenitori di queste pratiche. Cosa avvenuta effettivamente, tanto da spingere la sinistra a protestare contro i “black bloc” “come i veri alleati del potere e nemici dei movimenti”.

È intervenuta la presidente della Camera Laura Boldrini che ha solidarizzato con il sindaco di Milano Pisapia: “Una violenza così insensata danneggia tutta la collettività, inclusi coloro che legittimamente hanno un’opinione critica sull’Expo – ha detto Boldrini – e devono poterla manifestare senza che la loro voce sia messa a tacere dai violenti”. Per Nicola Fratoianni di Sel: “Chi devasta una città a volto coperto è il primo nemico dei movimenti e del diritto al dissenso”.

Il clima generato

In generale ieri sera si sono registrate le reazioni classiche in questi casi: i “black block” sono “Infiltrati” oppure “vengono dall’estero”. Il tono oscillava tra l’isteria securitaria e il desiderio di legge e ordine. Restano sconosciuti i contenuti, e le ragioni, di azioni discutibili di cui resta l’impressione estetica moltiplicata da foto e video, e nulla più.

L’impatto di queste immagini, sempre le stesse, è tuttavia immenso. E, da subito, ha contagiato molti corsivi ed editoriali. Ad esempio, Fabrizio Gatti su L’Espresso: “Si può essere contrari all’Expo. La si può considerare una manifestazione coloniale. La si può boicottare. Ma quello che è successo non rende certo un buon servizio all’opposizione economica e culturale”.

Si potrebbero aggiungere le reazioni degli ascoltatori su Radio Popolare. Tra i quali c’è stato qualcuno che ha evidenziato l’operazione politica portata avanti dal cosiddetto “blocco nero” in diverse manifestazioni negli ultimi anni.

L’immagine trasmessa

L’immagine trasmessa è quella di una città assediata da barbari. Si tratta di un’immagine infondata, e irrealistica, alimentata tuttavia dalle immagini diffuse a ripetizione su tutti i siti e i network televisivi. «Prefetto, questore e a tutti quelli che hanno cooperato. Hanno evitato il peggio con intelligenza e fermezza – ha detto Alfano che poi ha promesso: «massima durezza contro questi farabutti col cappuccio. Nessuno si sogni di liberarli subito». Al momento sono stati confermati cinque arresti per resistenza aggravata. Due donne di 33 e 42 anni, tre uomini di 33, 32 e 27 anni.

«La tattica di ordine pubblico adottata a Milano – ha aggiunto Alfano – ha infatti evitato il peggio. La giornata inaugurale di Expo non è stata macchiata dal sangue né dei manifestanti né delle Forze dell’Ordine. Il lavoro delle forze dell’ordine non è finito: stasera difendiamo la Scala».

Il Pd ha difeso l’operato delle forze dell’ordine, parla di una «logica vigliacca di devastazione fine a se stessa» che sarà respinta in ogni modo. Forte di questo risultato, mediatico e politico, Palazzo Chigi ha condannato l’accaduto e in un comunicato ha sostenuto: “il lavoro per l’Expo non sarà insultato dai violenti e da questi vigliacchi incappucciati”. È intervenuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Violenza tanto più esecrabile – ha detto il capo dello Stato – in quanto rivolta contro un evento che ha come obiettivo la nutrizione del pianeta, la lotta alla fame e alla denutrizione e un ordine mondiale fondato su una maggiore equità tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo».

A questo punto, le ragioni dell’opposizione dei NoExpo (corruzione, inchieste, il lavoro gratuito previsto nel “grande evento”) sono state completamente oscurate. Ne ha approfittato l’Ad del mega evento Giuseppe Sala che, forte della platea di personalità politiche schierate a difesa dell’Expo, ha sostenuto: «Vanno rispettate le idee di tutti ma è difficile capire – ha detto – quali siano le idee di questi violenti». «Rimane una festa rovinata, è un peccato in un momento come questo con tutto il Paese raccolto intorno ad Expo».

Un altro punto di vista

L’analisi sottile di quanto accaduto ieri a Milano l’ha fatta l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, prima dell’inizio della Turandot alla Scala blindata e inaccessibile. A chi chiedeva se “fosse il caso di avere paura”, Napolitano ha risposto: “Ci mancherebbe altro, abbiamo visto di peggio”.