Sembrano non avere mai fine gli incendi che stanno devastando, ormai da 12 giorni, la Valle Peligna, nell’aquilano. Dei tre fronti di fuoco attivi fino a oggi, solo quello di Pacentro, acceso il 19 agosto, è tornato sotto controllo e rappresenta un pericolo minore, gli altri due avanzano impietosi. L’incendio del Monte Morrone innescato il 20 agosto nel comune di Sulmona continua a inghiottire centinaia di ettari di bosco. Nemmeno il super elicottero Erickson e i tre canadair che hanno operato ieri in rapida successione sono riusciti a impedirne l’avanzamento. Il fronte del fuoco attualmente nel comune di Pratola Peligna e prossimo a entrare nel territorio di Roccacasale, pareva si potesse contenere ma il forte vento che si è sviluppato nel tardo pomeriggio, unito alla mancanza dei canadair allontanatisi per fare rifornimento, ha vanificato tutti gli sforzi dei Vigili del fuoco che stavano operando nella zona.

L’ALTRO INCENDIO ancora attivo è quello che minaccia il comune di Raiano, le fiamme hanno raggiunto la provinciale per Goriano e le autorità sono state costrette a disporne la chiusura. La situazione è critica perché le fiamme si avvicinano pericolosamente alle case.

Un quarto incendio, che minaccia la vicina Valle Subequana, sviluppatosi fra i comuni di Secinaro e Tione degli Abruzzi, è attualmente sotto controllo dopo che le fiamme erano arrivate a poche decine di metri dal centro abitato di Secinaro.

SUI VOLTI DELLE PERSONE la rabbia si mischia allo sconforto. La notte quando le fiamme diventano più nitide rivolgono tutti lo sguardo alla montagna, le braccia conserte. Anche il loro animo arde e il senso di abbandono si somma all’impotenza che provano da giorni nel vedere bruciare la loro terra. Questa è la montagna sacra di Celestino V, qualcuno si appella alla santità del Papa del gran rifiuto invocando la pioggia, qualcun altro guarda il cielo sconsolato.

NEI GIORNI SCORSI diversi gruppi di volontari si sono autorganizzati spontaneamente e hanno partecipato alle operazioni di spegnimento che vedono impegnati un centinaio di uomini dei Vigili del fuoco, gli alpini e i volontari della protezione civile regionale. Assente dalle operazioni di primo spegnimento il nuovo corpo dei carabinieri forestali. Il prefetto però ha chiesto ai sindaci di emanare ordinanze «anti volontari» – nell’ottica dello stato d’emergenza e della militarizzazione dei territori – lasciando molti letteralmente con le pale in mano. Non è accaduto però nel comune di Pratola Peligna dove la sindaca Antonella Di Nino si è rifiutata di ottemperare alle direttive del prefetto e ha permesso ai volontari di lavorare sulla linea tagliafuoco che il comune ha realizzato nel tentativo di contenere l’avanzata delle fiamme.

Lunedì dopo un forte vento alzatosi nel pomeriggio il fronte del fuoco si è velocemente avvicinato a valle mettendo alla prova la linea tagliafuoco che pareva aver retto. Ma alle undici di sera, quattrocento metri oltre la tagliafuoco si sono sviluppate di nuovo delle fiamme che hanno reso vano tutto il lavoro. Forse materiale incendiario volato oltre o forse un innesco posizionato appositamente dalla regia criminale che sta dietro gli incendi, perché è a tutti ormai chiaro che non si tratta di episodi isolati ma di un piano studiato a tavolino.

Guido Angelilli, sindaco di Pacentro, comune dove tutto è cominciato, descrivendo i luoghi dove sono stati piazzati gli inneschi ha parlato di «una zona impervia dove anche una persona esperta rischia di perdersi». Il piromane invece si è mosso per circa due chilometri in orizzontale attraversando una fitta boscaglia di pini e ginepri e ha posizionato clinicamente gli inneschi. Il resto l’ha fatto il forte vento e la ripidità dei pendii. Si parla di criminalità organizzata ma i cittadini hanno paura che questo sia solo un parafulmine per le autorità, intenzionate a discolparsi dalle loro responsabilità.

LA REGIONE ABRUZZO ha predisposto solo i primi di luglio una misera convenzione con i Vigili del fuoco, per un elicottero dei Vigili stessi e per una squadra operativa per provincia. Intanto i carabinieri forestali emanano le prime provvisorie stime degli ettari di bosco andati in cenere: oltre 1.100. Non c’è pace per questa terra.