Il segretario del Pcf, Pierre Laurent, ha cercato di mantenere una parvenza di unità alla sinistra della sinistra. Ma alla Fête de l’Humanité, malgrado la notizia della vittoria di Corbyn, è andata ieri in onda la divisione. Non sull’accoglienza dei rifugiati, perché la solidarietà resta per fortuna un valore condiviso, né tanto sull’azione per far fronte al disordine climatico, anche se su questo fronte le sensibilità sono a volte lontane, ma la lacerazione è sull’Europa e sull’euro. Lo scontro in corso in Grecia, a una settimana dalle elezioni anticipate, si è invitato sotto la pioggia della festa a La Courneuve. Jean-Luc Mélenchon, leader del Front de Gauche, ha accolto in una tavola rotonda l’ex ministro Yanis Varoufakis, con Oskar Lafontaine di Die Linke e Stefano Fassina. Nessun esponente del Pcf, che pure fa parte del Front de Gauche, a questo dibattito. Pierre Laurent, del resto, ha invitato al dibattito “Insieme per un’altra Europa”, l’ex ministro greco, George Katrougalos, rimasto fedele a Tsipras, oltre a rappresentanti di Podemos, Izquierda Unida e anche Die Linke. Laurent ha visto in un breve incontro Varoufakis, ma la divisione di fondo resta: la sinistra della sinistra, che pure è d’accordo sulla necessità di trovare un’altra strada nell’Europa dell’austerità, essenzializza la moneta unica e si lacera.

Mélenchon, Varoufakis, Lafontaine e Fassina affermano di “essere determinati a rompere con questa Europa”, hanno un “piano A” per ottenere “un completo rinegoziato” dei Trattati. Ma, vista l’improbabilità di questa strada (per riformare i Trattati ci vuole l’unanimità nella Ue), propongono un “piano B”, che non esclude l’uscita dall’euro. Mélenchon vorrebbe organizzare un vertice europeo, già a novembre, per proporre questo “piano B”. E precisa: se dovessi scegliere “tra l’euro e la sovranità nazionale” sceglierei la seconda ipotesi. Mélenchon ha appena pubblicato un libro, Le Hareng de Bismarck, dove mette sotto accusa la Germania. Anche Varoufakis è su questa linea: per l’ex ministro, la minaccia di Grexit e i diktat imposti ad Atene da Berlino e Bruxelles hanno come obiettivo quello di piegare qualsiasi velleità di cambiamento, mirando ad obbligare in primo luogo la Francia ad accettare una completa austerità.

Per Laurent, invece, “Syriza non si è piegata all’austerità”, ma Tsipras è stato lasciato “solo contro tutti”. Laurent aggiunge: “continuo a credere che un’uscita dall’euro non avrebbe migliorato i rapporti di forza in Grecia”.

La proposta del “Piano B” di Mélenchon-Varoufakis arriva in Francia dopo la forte polemica sollevata dall’economista Jacques Sapir, vicino al Front de Gauche. Sapir propone un “fronte repubblicano” per l’abbandono della moneta unica, che potrebbe anche non escludere l’estrema destra. Per Sapir, non è più possibile ignorare la forza del Fronte nazionale, che alle ultime europee è stato il partito più votato. “Creando uno spartiacque pro o contro l’euro andiamo a sbattere contro un muro”, afferma Clémentine Autin, portavoce di Ensemble, la terza componente del Front de Gauche. “C’è piena coscienza delle divisioni, ma la domanda per Ps, Pcf, Parti de Gauche, Verdi è come rispondere all’aspirazione popolare per la lotta alla disoccupazione, alle ineguaglianze, alla crescita della povertà”, riassume l’ex ministro socialista, Benoît Hamon (ormai vicino alla “fronda” contro il governo Valls, ma sulla lista Ps per le regionali di dicembre). Il Front de Gauche è lacerato, Europa-Ecologia sta perdendo i pezzi (i capogruppo all’Assemblea e al Senato, François de Rugy e Jean-Vincent Placé sono appena usciti dal partito per fondare Ecologistes!, una formazione più centrista). L’imminenza delle elezioni regionali di dicembre, con alleanze a geometria variabile nelle varie regioni tra Ps, Verdi e Front de Gauche, non ha favorito ieri una discussione razionale.