Nel giro di pochissimo tempo è diventato uno strumento indispensabile per gli addetti ai lavori dell’industria cinematografica, programmatori di festival, critici, giornalisti, distributori, produttori, registi. Stiamo parlando di Festival Scope, la piattaforma on line che permette di visionare i film da quasi tutti i festival del mondo offrendo così ai professionisti (ai quali è riservata) la possibilità di essere sempre aggiornati e ai film di circolare con grande vantaggio specie per le produzioni indipendenti. Tutto questo con il massimo dell’attenzione a cominciare da un esame molto attento delle domande di iscrizione, fino al fatto che un film una volta visionato non si può rivedere – salvo un permesso speciale del produttore o del distributore.

Gli ideatori sono Alessandro Raja e Mathilde Henrot, italiano lui, francese lei, – vivono a Parigi – che hanno trasformato la loro passione di infaticabili frequentatori di festival in una vera innovazione per il settore. Da qualche giorno alla piattaforma «tradizionale», divenuta Festival Scope Pro (pro.festivalscope.com) si è aggiunta una nuova scommessa: Festival Scope che in accordo coi festival e i distributori propone al pubblico mondiale – per qualche giorno e per un numero limitato di spettatori – una selezione di film in contemporanea alla loro presentazione a un festival. Non una piattaforma Vod tradizionale, dunque, ma una nuova scommessa che porta il pubblico virtualmente nelle rassegne internazionali (www.festivalscope.com – un biglietto 4 euro, Festival pass 9 euro per tre film) permettendo di partecipare anche alle discussioni in sala con i registi. Il debutto è stato al festival di Rotterdam con Iffr Live che ha presentato in Italia quattro titoli tra quelli del pacchetto: Prejudice, La Novia, The Garbage Helicopter, The Model (il quinto è A peine j’ouvre les yeux di Leyla Bouzid che però qui non è stato mostrato perché ha una distribuzione). A seguire una selezione di film messicani dal Distritel Festival (ognuno disponibile per 7 giorni), dal Ficunam in Messico e dal festival colombiano di Cartagena. Ne parliamo con Alessandro Raja al telefono e come sempre in viaggio da un festival all’altro.

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Festival Scope, divenuto ora Festival Scope Pro, è nato cinque anni fa e ha avuto un grande successo. Come avete scelto finora i titoli? Quali sono i criteri a cui deve rispondere un film o un festival per entrare nella vostra selezione?

Molto dipende dalla relazione con i responsabili dei singoli festival, il direttore o i programmatori. Per ogni festival il discorso è diverso: ad esempio in un festival come il Torino Film Festival puntiamo su due sezioni, il concorso internazionale e Tff Doc Italia. In altri seguiamo una logica più trasversale, in altri ancora prediligiamo le produzioni nazionali. Al Festival di Locarno selezioniamo i Cineasti del Presente ma anche qualcosa dal concorso principale e i cortometraggi premiati nei Pardi di domani. A Cannes ci sono la Quinzaine, la Semaine de la Critique e Acid. Ciò che conta è stabilire un criterio, dopo le scelte si fanno insieme. Naturalmente i primi a decidere sull’accesso alla piattaforma per ogni film sono i produttori e i distributori. La nostra selezione riguarda più i festival: cerchiamo di privilegiare manifestazioni di alto profilo.

Da quale esigenza nasce invece il nuovo Festival Scope?

L’obiettivo principale è sempre dare visibilità ai film che ne hanno bisogno. Volevamo provare a rivolgerci a un pubblico non solo di professionisti offrendogli l’opportunità di vedere dei film dai festival internazionali. Lo abbiamo già sperimentato alla Mostra del cinema di Venezia con la Sala Web. La formula qui è stata un po’ modificata.

Ci puoi spiegare meglio?

Un film viene proposto nella Sala Web dalle 21 della sua prima proiezione per qualche giorno e solo per 400 spettatori in tutto il mondo così da non comprometterne la possibile distribuzione. Possiamo definirla una sorta di proiezione aggiuntiva on line con la quale 400 persone di sentono a Venezia. Dalla prima edizione, tre anni fa, i numeri sono cresciuti, abbiamo lavorato sulla promozione, oltreché sulle relazioni coi distributori, creando un network con le riviste di cinema on line.

Non avete avuto problemi, film che devono andare a altri festival e si «bruciano»?

No. Un film di Biennale College, H (di Rania Attieh e Daniel Garcia, ndr) dopo la diffusione nella Sala Web è stato invitato al Forum di Berlino.

Torniamo al vostro progetto.

Abbiamo lavorato un anno per stabilire delle collaborazioni con i festival, e il primo risultato è stato al festival di Rotterdam il Iffr Live: cinque film europei proiettati al festival e diffusi contemporaneamente in 40 sale europee compresa la discussione con il regista insieme al quale il pubblico «virtuale« può dialogare a distanza via twitter. Gli spettatori sono 400 in tutto il mondo, ma i film staranno su più tempo, in questo caso fino al 14 febbraio.

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Ti faccio la stessa domanda: non potrebbe creare problemi con una ipotetica distribuzione o con dei passaggi ai festival?

Si tratta di film la cui strategia festivaliera è stata decisa e senza distribuzione – lo dimostra in Italia il caso di A peine j’ouvre les yeux. È chiaro che ogni scelta dipende dalle esigenze dei distributori.

Come è organizzato Festival Scope?

Siamo una piccola equipe di otto persone, cerchiamo di rimanere indipendenti. L’iscrizione di un film su Festival Scope è gratuita, mentre alcuni festival pagano per la promozione che facciamo. I nostri finanziamenti arrivano dai fondi europei e dagli istituti di promozione cinematografica nazionali come Filmitalia o Unifrance. Poi abbiamo degli accordi con gli istituti di cultura per organizzare rassegne tematiche o monografiche. Abbiamo anche una sezione «vintage« per i film restaurati, e curiamo dei focus su un regista di cui inseriamo il nuovo film.