«La Festa di cinema del reale» ha conquistato la sua maggiore età, grazie alla guida costante e amorevole del direttore Paolo Pisanelli e allo sguardo di autori del cinema documentario. Per la sua 18° edizione ( fino a domani) il festival aggiunge un pezzo di realtà non sempre praticato, invisibile, dimenticato: il livello dell’irreale. Dopo due anni di eventi catastrofici paradossali e inconcepibili se non nel miglior romanzo di fantascienza, il festival s’interroga anche sull’irreale trasformando il suo titolo in «Festa del cinema del reale e dell’irreale». Nella straordinaria cornice del Castello Volante di Corigliano d’Otranto, la rassegna ha tessuto un programma ricco di proiezioni e incontri sull’ambiente e il suo lento cambiamento dopo l’affermazione dei processi chimici e industriali considerati la soluzione per una vita più comoda, come racconta Alain Resnais nel suo spot Il canto del polistirene commissionatogli nel ’57 dal gruppo industriale Pechiney.

La trasformazione inesorabile del paesaggio e dell’agricoltura contadina, ammalati e decedenti come denunciano la regista Alice Rohrwacher e JG nella loro azione cinematografica Omelia contadina, era all’epoca un futuro impensabile, irreale. Nelle riflessioni del festival si cercano però nuove soluzioni e percorsi come nel progetto «Riforestazione» dell’associazione Manumanu Riforesta o nel poetico film Quattro strade di Alice Rohrwacher che nel silenzio del primo lockdown disegna quattro strade possibili per trovare e recuperare un rapporto sano con l’ambiente e con il mondo umano.

Il ritorno verso la natura e un rapporto confidenziale con gli alberi e le foreste sono il tema del film Le Bois dont les rêves sont faits della regista Claire Simon che esplora la vita all’interno del Bois de Vincennes di Parigi. Come un Paradiso irreale all’interno della metropoli parigina, il bosco è il luogo dove tutti hanno il diritto di giocare e divertirsi, respirare, riposarsi e incontrarsi.
La regista inglese Claire Simon è stata ospite del festival insieme al regista Leonardo Di Costanzo che ha presentato il suo primo lavoro Margot e Clopinette del 1988. Il regista si muove nel piccolo appartamento di Margot, una stanzetta stipata da oggetti, storie e della solitudine dell’anziana donna colmata dal canto degli uccellini di cui si occupa amorevolmente.

Tra i vari racconti del reale non sono mancate le storie del Santarcangelo Festival, l’esperienza teatrale più importante e longeva in Italia ripercorsa dai registi Alessandro Rossi e Michele Mellara in 50 Santarcangelo Festival, un omaggio al teatro contemporaneo italiano da cui emerge, grazie al materiale d’archivio e alle voci dei protagonisti di quegli anni, la storia politica, sociale e cultura italiana degli ultimi cinquant’anni.

Nell’ultimo anno la «Festa di cinema del reale» ha dovuto dire addio a tre registe del cinema documentario, tre autrici che hanno saputo cogliere e restituire, con la loro straordinaria visione ed esperienza, le forme e le storie del reale in modo nuovo: le tre registe pugliesi Valentina Pedicini, Martina Di Tommaso e Cecilia Mangini; a loro e ai loro preziosi lavori il festival ha dedicato un omaggio. L’ultimo sarà per Cecilia Mangini, una grande festa che vedrà per tutto il programma di domani la proiezione delle opere più significative della «donna rock del documentario», come amava chiamarla Paolo Pisanelli con cui negli ultimi anni aveva instaurato un rapporto di collaborazione e di amicizia.