Ciccio Ferrara, correrà nelle liste di Leu?

Una premessa: noi ci abbiamo creduto. Abbiamo provato a costruire una sinistra e un centrosinistra nuovo con Pisapia. Abbiamo fatto errori. Ma siamo stati una parte importante del progetto e del gruppo parlamentare Mdp. Purtroppo l’accordo elettorale è lontano da quel progetto. E le liste restituiscono un quadro che non offre spazio né al nostro progetto politico né alle esigenze territoriali.

Insomma dice no alla corsa, e anche a Leu?

Le logiche della tutela degli uscenti hanno prevalso rispetto alla ricchezza delle differenze, alle esperienze locali più virtuose. Il risultato è un gioco ad incastri che garantisce i pochi e non i molti. Incomprensibile per chi fino a qui ha fatto della scelta democratica dei candidati e del coinvolgimento territoriale una battaglia primaria. Giustamente in queste ore i territori stanno protestando.

Dica la verità: le avevano offerto un posto non ’sicuro’, per questo rifiuta?

No, non è questo. Molti di noi in queste ore si sono offerti di dare una mano anche in seggi difficili, ma comunque da dove proveniamo e dove abbiamo reti di relazioni politiche. Questo contributo, parlo anche di voti, è stato ignorato nel timore di dover poi spartire seggi non solo fra «pochi». Nella mia storia politica ho sicuramente fatto errori ma non ho mai rinunciato a un principio di coerenza. Per questo non ho dato la disponibilità alla candidatura che mi era stata offerta. L’area di Campo progressista nasce dalla scelta di non partecipare al congresso fondativo di Sinistra Italiana. Con l’idea, all’epoca opposta al gruppo dirigente di Si, di restituire una speranza di cambiamento al popolo della sinistra deluso dal Pd.

Poi però avete scommesso su un leader, Pisapia, e sull’alleanza con il Pd. Il leader si è ritirato, l’alleanza è saltata. Pretendete ponti d’oro?

Il primo luglio a piazza SS. Apostoli l’idea di «Insieme» non è stata solo di Pisapia ma anche di Bersani, Boldrini ed altri. Un’esperienza di contaminazione di identità politiche diverse, l’idea di un soggetto in grado di generare legami con le realtà che animano la società intera. Femminismo, ambientalismo, giustizia sociale, lavoro, diritti civili. Si è scelta una strada diversa, quella di un cartello elettorale negoziato fra gruppi. Non lo disprezzo, ma non è quello che serve a riattivare un popolo ormai alla deriva e senza riferimento.

Boldrini però è nelle liste di Leu, la pensa diversamente da lei?

Sosteniamo Laura, che è una personalità importante del nostro percorso, e protagonista di «Diversa, una proposta per l’Italia» del 12 novembre. Quel patrimonio di idee, di donne e uomini non va disperso. Il mondo non finisce con le elezioni. La politica si può fare dentro e fuori le istituzioni. Noi non ci fermiamo e il 3 febbraio costituiremo una rete nazionale con Boldrini e tante altre esperienze.

Volete unire la sinistra creando un altro partitino di sinistra, per giunta extraparlamentare?

Non sarà un partito. La nostra esperienza sarà utile dopo il voto, quando occorrerà ricostruire una grande coalizione democratica, di sinistra, aperta, innovativa, in discontinuità col passato. Siamo di fronte al pericolo delle destre xenofobe e dei populismi e alla presuntuosa autosufficienza del Pd. Nel Lazio, con Zingaretti, siamo riusciti a fare ciò che non è stato possibile a livello nazionale: una coalizione di cambiamento. Mentre in Lombardia, quando lo scontro è tra umanità e barbarie, quando la destra parla di superiorità della razza bianca, la sinistra non può che stare che da una parte sola. Per questo sosteniamo le esperienze regionali che raccolgono, a differenza del quadro nazionale, la cultura politica che abbiamo fatto vivere in questi mesi.

Sente ancora Pisapia? Davvero ha creduto che si sarebbe schierato contro il Pd?

Ci sentiamo ancora, si è preso un periodo sabbatico. In verità se ci fossero state le condizioni per un’alleanza con il Pd Pisapia le avrebbe valutate. Ma il Pd invece ha scelto un’altra strada, quella della continuità e di una coalizione con pezzi di destra. In ogni caso, di fronte al quadro che si è determinato, a sinistra si sente l’assenza di un profilo come il suo.

È una critica a Grasso?

Conoscendo il profilo politico e culturale di Grasso mi sarei aspettato che avrebbe contribuito alla creazione di un soggetto largo, plurale, che guardasse di più alla società reale e meno al ceto politico. Purtroppo, la conduzione delle liste dimostra che la sinistra italiana o avrà un respiro più ampio o non andrà oltre la testimonianza.