«La manifestazione di oggi ormai è sulla democrazia. Il governo ha fatto una cosa incredibile: prima ha evitato furbescamente il referendum cancellando i voucher, poi li ha reintrodotto in una manovrina che nulla a che vedere con il tema. Il risultato è che la manifestazione di oggi è diventata contro il governo». Parla Ciccio Ferrara, deputato Mdp, area Campo progressista.

Ma i suoi compagni senatori Mdp non hanno votato no. Sono usciti dall’aula. Salvando il governo. E con lui i voucher.

Io non ho mai votato la fiducia in questa legislatura. Alla camera abbiamo votato contro, ma al senato c’è un solo voto, quello di fiducia. I senatori Mdp comunque non l’hanno votata, e non è poca cosa.

E oggi vanno in piazza.

Certo. Quello che pensano dei nuovi voucher l’hanno detto chiaro in aula.

Pisapia non ci sarà.

Ha aderito all’appello di Camusso ed ha condiviso le ragioni della manifestazione.

Da sinistra vi attaccano: salvate il governo poi tutti al corteo.

Ci attaccano per ragioni strumentali. La loro visione è: da una parte c’è la sinistra incontaminata, dall’altra c’è quella falsa, saremmo noi, che guarda a Renzi. È una lettura politicista che non vuole vedere quello che sta succedendo. Ma se vogliono è vero, c’è una differenza di fondo. Domenica al Brancaccio si riunirà un filone culturale che esiste dagli anni 70 e che a ogni tornata pone il tema dell’unità delle sinistre, della sinistra del lavoro e della sinistra di alternativa. Insomma la sinistra che non si pone la prospettiva del governo. Ogni volta ci si prova, e ogni volta non finisce bene, lo dico senza polemica, spesso dopo il voto i soggetti anziché unirsi finiscono ancora più divisi. Io la penso diversamente: da anni, e le ultime amministrative lo confermano, una parte consistente del popolo che noi chiamiamo sinistra e centrosinistra non ha una casa. Ci sarà una ragione se in tutto questo tempo queste persone non hanno creduto all’opzione ideologica e minoritaria che vuole unire la sinistra?

Lei sta proponendo: due sinistre due liste.

Se non si risolve questo nodo politico, che nasce da contenuti, sarà inevitabile avere due opzioni in campo. Chi vuole unire la sinistra, chi vuole riunire anche altri culture che in questi anni sono state contrarie agli ultimi governi. Vogliamo discontinuità su lavoro scuola e sanità. Ma abbiamo l’ambizione di governare.

Ma Pisapia ha riproposto le primarie con il Pd di Renzi.

Quella di Pisapia è una provocazione. Renzi prova a dividerci e a Pisapia non ha proposto un’alleanza ma un’intesa al senato. Giuliano ha rilanciato le primarie: significherebbe ridiscutere programma, la politica e la legge elettorale. E leadership. Tutto questo Renzi non lo vuole fare. Chiediamo al mondo che non è d’accordo con lui di stare con noi.

Anche Mdp non è d’accordo. D’Alema, Rossi, Speranza lo dicono due volte al dì.

Con Mdp c’è una discussione ed è giusto non nasconderla. Li capisco, sono usciti dal Pd con dolore, temono che Pisapia finisca in braccio a Renzi perché loro non investono sul processo del nuovo centrosinistra. Ma sbagliano. Non parlo per Pisapia, ma so che anche lui la pensa così. L’offensiva non deve preoccupare Mdp: nel Pd scoppieranno altre contraddizioni. Dobbiamo investire su queste e sulla milionata di persone che non va a più a votare.

All’assemblea dei civici, il 18, però D’Alema ci andrà.

I compagni che hanno deciso singolarmente di andare fanno bene. Il dialogo con quell’area per noi è naturale.

Voi invece l’1 luglio sarete a Santi Apostoli, la piazza dell’Ulivo. Ma anche quella in cui Vendola lanciò Sinistra italiana.

La verità? È una delle poche praticabili alle quattro di pomeriggio in quest’estate torrida.

Mi sta prendendo in giro?

No. Poi come dice lei, in questa piazza ci siamo andati altre volte. Magari è la volta buona.

L’attivismo di Prodi non c’entra proprio nulla?

Prodi ha detto parole chiare, ha anche scritto un libro («Il piano inclinato», ndr) che sarebbe una buona partenza per un’ipotesi di governo. Le interpretazioni giornalistiche sul suo ruolo di mediatore fra noi e Renzi sono assurde, ma il suo è un contributo autorevole e ne condivido l’ambizione e l’ispirazione. Lui pensa che il vecchio centrosinistra sia ancora possibile, io invece penso che quella storia sia finita, perché non c’è più nel paese e perché Renzi l’ha distrutta. Per questo va costruito un nuovo soggetto in discontinuità che possa sconfiggere le destre rimontanti e i populismi.

Prima di Renzi Prodi l’avete fatto cadere voi dell’allora fu Rifondazione, almeno la prima volta, nel 98.

Il risultato è che oggi non c’è un centrosinistra e neanche una sinistra popolare. Sì, abbiamo fatto degli errori in questi anni. È un’ottima ragione per non farne altri.