Abbiamo chiesto al senatore del Movimento Cinque Stelle cosa pensa dell’attuale situazione in Venezuela. Nonostante le enormi ricchezze naturali il Venezuela sta vivendo una profonda crisi economica. Quali sono le cause principali?
Uno degli elementi strutturali dell’economia venezuelana è da sempre la fortissima dipendenza dal petrolio. Anche le crisi economiche precedenti che hanno colpito il paese sono state generate da alterazioni del prezzo del greggio. Il chavismo ha costruito la sua fortuna sulla redistribuzione dei profitti del petrolio. I dirigenti chavisti avrebbero dovuto sviluppare strategie alternative, ben consapevoli che prima o poi una crisi petrolifera avrebbe messo in ginocchio il Paese. Non si è investito poi per la raffinazione, che dipende in gran parte dall’estero e questo è stato un grave errore. Tuttavia, a mio avviso le principali cause dell’odierna crisi sono da attribuirsi alle sanzioni e al fatto che il Venezuela ha le più cospicue risorse di petrolio al mondo, ma anche gas, coltan, oro e diamanti. Beni che fanno gola a potenti multinazionali che vogliono liberarsi di un governo non allineato.

Il governo non ha sostenuto le posizioni dell’Ue in politica estera; questo è accaduto raramente. La considera una vittoria politica del M5S?
La linea politica del M5S nella difficile crisi venezuelana è quella del dialogo, che presuppone l’ascolto di tutte le parti in causa, come è avvenuto in Commissione esteri al Senato dove abbiamo ascoltato i rappresentanti di Guaidó e al tempo stesso il vice ministro venezuelano Gil e l’ambasciatore Diaz che, da ex docente di diritto costituzionale, ci ha spiegato come Guaidó ha violato l’art. 233 della costituzione venezuelana. Purtroppo abbiamo assistito ad un tifo sfegatato per uno sconosciuto autoproclamatosi presidente e questo è un atteggiamento che non favorisce gli italiani nel Paese. Il governo italiano, ancor prima dello scoppio dell’ultima crisi venezuelana, ha ottenuto di poter distribuire i farmaci ai nostri connazionali. Alla luce della «crisi» degli aiuti umanitari, credo sia un risultato da apprezzare. La linea del M5S è stata sempre chiara: noi siamo per l’autodeterminazione dei popoli, per la non ingerenza negli affari interni di un altro Stato, ma soprattutto siamo contro questi show mediatici che culmina in attacchi o rovesciamenti di governi, perché portano sempre alla guerra civile. Mi stupisco della posizione tenuta dalla sinistra italiana, «distratta» dalla situazione dei migranti e allineata agli Usa.

La strategia riassunta dallo slogan «né con Maduro, né con Guaidó» sembra un modo per non prendere una reale posizione. Esistono dei motivi oggettivi, secondo il diritto internazionale, per non riconoscere Maduro come legittimo presidente?
Spetta ai popoli decidere chi deve essere a governare e questo senza alcuna ingerenza, pressione o minaccia esterna. È evidente che in Venezuela, anche per via delle sanzioni, c’è un problema di malessere economico e conflittualità sociale e Maduro ha probabilmente perso popolarità. Tuttavia, vorrei fare io una domanda, se ci fossero nuove presidenziali e a vincere fosse nuovamente Maduro verrebbe riconosciuto questo risultato? Io temo di no. Il riconoscimento nel diritto internazionale è un atto meramente politico perché quello che conta nella relazione tra Stati è il controllo effettivo del territorio da parte di un’autorità statuale. Resta il fatto che attualmente il territorio del Venezuela è controllato dall’esecutivo di Maduro.

Ha criticato duramente l’invio di aiuti umanitari targati Usaid in Venezuela, sostenendo che stiamo assistendo alle fasi preparatorie di un vero e proprio regime change. Cosa dovrebbe fare l’Ue?
L’Ue va vista per quello che è, un consesso dove agiscono gruppi di Stati associati tra loro, come nei casi di Aquisgrana e Visegrad. L’Ue non è unita perché non ci sono interessi comuni, si dovrebbe comportare da comunità, avendo una voce chiara e indipendente. Nel caso venezuelano non si è avuto sufficiente coraggio a porsi come soggetto mediatore, riconoscendo invece l’autoproclamato presidente Guaidó.

Il Ministro Salvini – come il M5S del resto – si è espresso più volte in favore della difesa del sovranismo e al tempo stesso è favorevole ad un intervento esterno contro Maduro. Queste due posizioni sono conciliabili?
Il M5S è sempre stato coerente, tra i nostri pilastri c’è il principio di non ingerenza, che è anche un principio delle Nazioni Unite. Nella fattispecie, ascoltando alcune dichiarazioni di Salvini, registro una contraddizione tra la difesa del sovranismo e il riconoscimento dell’autoproclamazione di Guaidó. Non è però solo una contraddizione ideologica, se così possiamo dire. Probabilmente alla Lega sfuggono gli effetti di una guerra in Venezuela, soprattutto per le difficoltà legate alla gestione del flusso di profughi che prevedibilmente investirebbe il nostro Paese.