«Prima gli italiani». Credeva davvero di farcela la giunta leghista di Ferrara guidata da Alan Fabbri. Ma tra il dire e il fare si è messo di mezzo il Tribunale, che ha dato lo stop alla concessione dei buoni alimentari per l’emergenza Covid-19 secondo criteri che avrebbero privilegiato gli italiani e discriminato gli stranieri. A parlare esplicitamente di provvedimento «discriminatorio» è stato il Tribunale nel suo giudizio cautelare. Una sonora bocciatura per Fabbri e la sua giunta di destra, a cui non rimane che la polemica e la promessa di «resistere» nonostante la sentenza, definita «assurda» dallo stesso sindaco. A festeggiare sono i ricorrenti, guidati dagli avvocati dell’Asgi, l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, e tutte le associazioni che a Ferrara hanno deciso da subito di opporsi al provvedimento discriminatorio.

La decisione della giunta di Alan Fabbri, figura di spicco del Carroccio in Emilia-Romagna, aveva da subito scatenato polemiche a non finire. Ma il primo cittadino, eletto trionfalmente nel giugno 2019 in una città che fino a quel momento era sempre stata di sinistra, si era difeso. «Le polemiche», aveva detto, sarebbero state il frutto «di un pregiudizio politico».

A leggere quanto scritto dal giudice Mauro Martinelli del Tribunale ordinario di Ferrara le cose stanno diversamente. Ad essere discriminante è stato proprio il provvedimento della giunta, ed ora Fabbri e i suoi assessori dovranno riscrivere quella delibera da capo tenendo ben a mente che ogni loro provvedimento non potrà mai tradursi «nell’esclusione del non cittadino (italiano, ndr) dal godimento di diritti fondamentali che attengono ai bisogni primari della persona, indifferenziabili e indilazionabili».

Per rimarcare il principio che sui diritti di base non si possono fare classifiche in base allo status giuridico il Tribunale di Ferrara ha citato anche una recente sentenza di quello di Roma, che ha ricordato come «il diritto all’alimentazione costituisce il presupposto per poter condurre un’esistenza minimamente dignitosa e la base dello stesso diritto alla vita e alla salute. Non vi è dubbio, quindi, che si tratta di quel nucleo insopprimibile di diritti fondamentali che spettano necessariamente a tutte le persone in quanto tali». Nello specifico la discriminazione sta nel creare classifiche in base al «radicamento territoriale» – lo chiama così il Comune di Ferrara – e nell’imporre agli stranieri, per accedere ai buoni spesa, il permesso di soggiorno di lungo periodo e la residenza.

Il Tribunale ha quindi accolto il ricorso promosso da una rete di associazioni: Asgi, l’Altro Diritto, l’Associazione Umanità, Cgil, Cisl e Uil. Al sindaco, che evidentemente non riesce a rinunciare al suo «prima gli italiani», non resta che aggrapparsi alla polemica sui social network e alla per ora vaga promessa di «resistere». A richiamare Fabbri al rispetto della legge è il deputato Pd Luca Rizzo Nervo, che ha appena presentato un’interrogazione parlamentare al Ministero degli Interni sui «troppi Comuni che hanno scelto questa strada discriminatoria».