Nel 1973 Georges Duby pubblicava per Gallimard Le Dimanche de Bouvines (27 juillet 1214). Trente journées qui ont fait la France. Nella grande stagione in cui maturavano la storiografia delle Annales, la storia quantitativa, la microstoria, lo strutturalismo, il maestro francese si dava alla vituperata histoire-bataille, raccontando uno scontro che aveva coinvolto le maggiori personalità politiche del primo Duecento. In realtà, Duby aveva un progetto più ampio: quello di piegare la storia evenemenziale alle esigenze di strutturalismo e lunga durata. Un’occhiata all’indice già da sola basta a dare un’idea: La messa in scena – La giornata – La pace – La guerra – La battaglia – La vittoria, e poi la nascita del mito. Le Dimanche de Bouvines è un libro di stratificazioni e intersezioni continue.

È APPENA USCITO il volume di un giovane studioso italiano che pure tratta, stando al titolo, di una sola battaglia-avvenimento: Antonio Musarra, 1284. La battaglia della Meloria (Laterza, pp.236, euro 20). Parlarne citando Duby e Bouvines non significa voler tracciare paralleli che non avrebbero senso; ha piuttosto il senso di voler dire che, come il grande storico francese si concentrava su una battaglia per raccontare molto altro, anche la Meloria di Antonio Musarra è molto di più una semplice battaglia, per quanto importante essa possa esser stata, avendo decretato la supremazia di Genova su Pisa. 1284. La battaglia della Meloria è a suo modo un esperimento storiografico. Il tempo presente registra una rinascita della narratività: la storia è scrittura, narrazione, ma, dicono gli specialisti, non può essere soltanto questo. La dimensione metodologica e problematica è ciò la distingue dalla pura cronaca, del passato come del presente. Allora come mediare fra queste diverse esigenze? Sembra facile, ma non lo è.

IN QUESTA PROSPETTIVA Antonio Musarra propone la sua formula: la battaglia occupa una parte relativamente breve del libro, mentre il resto è dedicato a comprendere molto altro. In primo luogo, com’è ragionevole, al contesto, che tuttavia parte da lontano: in apparenza due città speculari, ci dice nel primo capitolo Musarra, Pisa e Genova nascono e si sviluppano con caratteri differenti.

ENTRAMBE HANNO come primo obiettivo il controllo del Tirreno, ma anche mani lunghe che le portano a spaziare più o meno ovunque, dal vicino Oriente, alla Spagna, al nord Africa, e ancora più lontano fino a Costantinopoli, al Mar Nero, ai punti di accesso alle merci in arrivo dalla via della seta. Sul mare prima collaborano, poi si scontrano, si inseguono: mentre in Italia si consuma lo scontro fra Guelfi e Ghibellini, il Mediterraneo è percorso da tensioni anche più ampie, e Genova e Pisa sono interessate a tutti gli scenari. Da soli, però, i contesti spiegano come si arriva a una guerra, ma non come la si combatte e la si vince.

PER COMPRENDERE questi altri aspetti, si devono prendere in considerazione gli strumenti di cui le città sono in grado di dotarsi, in primo luogo le flotte. Ben tre capitoli, peraltro centrali in 1284, sono dedicati a questo: la rivoluzione nautica del Duecento, le navi e le galee che solcavano il Mediterraneo, la vita di bordo di questi marinai-guerrieri. Il discorso è costruito su fonti di prima mano, spesso inedite.
Poi arriva la battaglia e le sue conseguenze, che sono soprattutto una prosecuzione della guerra, con Genova ben decisa ad approfittare del vantaggio per sbarazzarsi della rivale. Una chiave di lettura ci viene offerta dalla tecnica espositiva di Musarra: lì dove la storia narrativa vuole il totale coinvolgimento del lettore, che deve sentirsi talmente implicato negli eventi da aderire al racconto senza alcun dubbio ucronico, qui l’autore sceglie di rivolgersi a tratti direttamente al pubblico, come i protagonisti di Funny Games o Kevin Spacey in House of Cards, quando catapultano lo spettatore nella narrazione, al fine di renderla volutamente teatrale, dunque potenzialmente irreale. La scelta sembra dirci che narrare è bello e coinvolgente, ma quella che leggiamo è solo una possibile versione della storia.