Vincent Bolloré, soprannominato «piccolo principe della finanza» con un patrimonio valutato a 7,3 miliardi di euro, alla testa di un gruppo internazionale che occupa 59 mila persone nel mondo, presente nei trasporti, nella logistica, nella comunicazione, nei media, nell’industria, è stato posto ieri in stato di fermo, con l’accusa di «corruzione di agenti pubblici stranieri». Con lui, sono nelle mani della polizia anche il direttore generale del gruppo Bolloré, Gilles Alix, e il dirigente di Havas, gigante della pubblicità controllato da Bolloré, Jean-Philippe Dorent.

LA POLIZIA SI CHIEDE SE il gruppo Bolloré abbia utilizzato il braccio pubblicitario Havas per facilitare l’ottenimento della gestione dei due porti in Togo e in Guinea, grazie alla connivenza con i governi locali. Sarebbe anche in stato di fermo Francis Perez, presidente di Pefaco, società di hotel e casinò molto presente in Africa e implicato in attività del gruppo Bolloré. È difatti l’attività in Africa che sta facendo tremare il miliardario Vincent Bolloré, sospettato di aver ottenuto attraverso la corruzione 2 dei 16 terminal di containers che controlla in altrettanti porti africani.

IN QUESTIONE SONO LE concessioni dei terminal del porto di Lomé (Togo) e di quello di Cronakry (Guinea). Il gruppo Bolloré, «smentisce formalmente» che siano state «commesse irregolarità». Da Cronakry è arrivata un’altra smentita: «La concessione è strettamente conforme alle leggi». L’inchiesta è aperta in seguito a una denuncia di un socio franco-spagnolo, con cui Bolloré è entrato in conflitto.

A CRONAKRY, dal novembre 2010 è al potere Alpha Condé, primo presidente eletto con elezioni libere. Alpha Condé è stato a lungo a Parigi, dove si era legato in amicizia con Vincent Bolloré. Nel marzo 2011, con un decreto, Condé concede alla società Bolloré Afrique Logistics la gestione del terminal dei containers del porto di Cronakry. La toglie alla società Getma, filiale dell’armatore francese Nct Necotrans, che nel 2008 l’aveva ottenuta per 25 anni. Ne seguirà un processo in Francia, dove Bolloré è già stato condannato nel 2013 a versare più di 2 milioni di euro a Nct. Ci sono sospetti di favoritismo, ma Condé spiega: Bolloré «è un amico, io privilegio gli amici, e allora?».

HAVAS AVEVA ORGANIZZATO la campagna elettorale di Condé, ma per Dorent «è un fantasma pensare che dare una mano per vincere a un outsider come Condé permetta di ottenere un porto». Havas ha anche organizzato la campagna del presidente del Togo, Faure Gnassingbé, rieletto nel 2010, figlio di Eyadema che ha governato il paese per 37 anni. Faure Gnassingbé, nel 2009, aveva concesso il porto di Lomé a Bolloré per 35 anni. Attorno a Bolloré in Africa c’è un giro della vecchia Françafrique, un ex ministro della cooperazione (Michel Roussin), ex agenti segreti (tra cui Ange Mancini, che ha operato sotto Sarkozy, grande amico di Vincent Bolloré), ma persino un ex militante della sinistra rivoluzionaria (Michel Dobkine). Dorent è un ex sindacalista, Alpha Condé fa parte dell’Internazionale socialista. Dorent è a casa sua in Africa: ha operato a favore di Paul Biya, presidente del Camerun, a Brazzaville lavora con il clan del presidente Denis Sassou-Nguesso. Nel 2016, ha sbagliato candidato in Benin e irritato il vincitore, Patrice Talon, indebolendo la posizione del gruppo Bolloré, così come in Costa d’Avorio, dove il gruppo ha delle difficoltà.

BOLLORÉ AFRIQUE LOGISTICS è comunque presente in 41 paesi africani, dal Sudafrica all’Algeria, controlla porti, linee ferroviarie, trasporti e piantagioni (più di 100 mila ettari). I trasporti e la logistica rappresentano il 76% del fatturato del gruppo Bolloré. In Camerun c’è stata una protesta dei lavoratori, che ha messo in difficoltà Bolloré, accusato di aver assunto dei minorenni a un euro al giorno nelle piantagioni di olio di palma. Bolloré ha denunciato il giornalista che ha fatto l’inchiesta e France 2 che l’ha trasmessa.

BOLLORÉ, CHE HA INVESTITO nei media – nella free press, Direct Matin, Direct Soir, nella tv Direct 8, oggi C8 – continua a non accettare la libertà di stampa. Pretende di controllare i contenuti, sta distruggendo Canal+, dopo che Vivendi ne ha preso il controllo. Bolloré, oltre ad essere alla testa del suo conglomerato, è anche nel consiglio di sorveglianza di Vivendi, gigante dei media e delle telecom, presente in un centinaio di paesi, tra cui l’Italia (Telecom Italia, Mediaset).

VINCENT BOLLORÉ HA CREATO un impero internazionale intorno al 2000, a partire dall’industria di famiglia, le cartiere d’Odet, fondate nel 1861 in Bretagna (è il produttore della carta per sigarette Ocb, che poi si specializza nella produzione di polipropilene). Dal 2004, il gruppo Bolloré è tra i 200 più grandi in Europa, con più di 10 miliardi di fatturato annuo. Dopo aver costruito un impero nei trasporti e nella logistica, dagli anni 2000, si è differenziato, nell’auto (Blue Car), nella comunicazione, nella pubblicità, nei media, nelle telecom. Nel 2006 ha acquisito, per esempio, Csa, società di sondaggi. Nel 2012 diventa il primo azionista di Vivendi, con uno scambio di azioni. Il gruppo Bolloré è rimasto un’impresa familiare, sotto lo stretto controllo di Vincent. Che ora sta già passando del potere ai figli, Yannick, catapultato alla presidenza di Havas, e a Cyrille, trentenne, sono già state affidate delle responsabilità nell’impero familiare.