La cantautrice vietnamita Mai-Khoi è stata trattenuta per otto ore dalla polizia, che l’ha fermata all’aereoporto di Hanoi dove si trovava di ritorno da un tour in Europa.
La notizia è stata diffusa da Human Rights Watch e da Ben Swanton, marito australiano della popstar: «Dei funzionari dei servizi d’immigrazione l’hanno interrogata sui suoi spostamenti e le sue attività mentre si trovava in Europa – ha detto Swanton alla «Bbc» – e hanno confiscato delle copie del suo nuovo album, Dissident». Mai-Khoi è da tempo «persona sospetta» per le autorità del paese – spiega al «Guardian» il vicedirettore di Human Rights Watch in Asia, Phil Robertson – a causa delle sue posizioni contrarie al sistema monopartitico del Paese, espresse non solo nella sua musica ma anche nella militanza politica: nel 2016 si era candidata all’Assemblea Nazionale (dominata dal Partito comunista) con un programma apertamente democratico.

L’anno scorso era anche scesa in piazza per manifestare contro il presidente Donald Trump in visita in Vietnam – con un manifesto che recitava «Piss on You Trump». Dopo la manifestazione, Mai-Khoi e il marito erano stati sfrattati dal loro appartamento a Hanoi, ma sinora non era stato preso nei suoi confronti nessun provvedimento grave quanto il fermo e la detenzione all’aeroporto.
«Le autorità sono sempre più spregiudicate – ha detto Robertson – Credo che il governo vietnamita pensi che gli Stati uniti e altri paesi siano troppo impegnati con altri problemi, e che questo dia loro modo di intervenire pesantemente contro i dissidenti».