Ora che la drammaticità di un confitto armato è entrata dirompentemente nelle nostre vite (e schermi) è importante capire che tipo di azioni di natura politica per la pace possiamo mettere in pista. Perché la strada della pace non deve mai interrompersi.

E deve trovare risorse di nonviolenza ogni volta. Ovviamente nel momento in cui sono i bombardamenti a farla da padrone (prendendosi tutto lo spazio mediatico) è difficile far capire che la risposta deve essere sensata, ragionata, non emotiva. Pena una escalation che potrà portare la guerra ad un livello ancora più devastante. E vicino.
Nonostante tutto quindi occorre mantenere la calma e la consapevolezza che la pace non si può fare mentre il conflitto divampa: il primo obiettivo deve essere quello di fermare la guerra. Ed è da qui che parte la proposta della Rete Italiana pace e Disarmo, che sarà la base della manifestazione di oggi, sabato 26 febbraio a Roma e di decine di altri eventi, mobilitazioni, ore di silenzio, iniziative di solidarietà che sono in programma in tutta Italia.

A partire da una chiara condanna della scelta di aggressione operata da Putin (ma sempre con in mente la differenza tra un governo e il suo popolo) noi come sempre pensiamo che occorra partire dalla solidarietà alle popolazioni e alle comunità. Che sono quelle che muoiono, e soffrono. Una pace (e poi un disarmo) di natura “umanitaria” nel vero senso della parola, non i quello distorto troppe volte utilizzato a sproposito. È per questo che sosteniamo tutti gli sforzi della società civile pacifista in Ucraina e Russia per arrivare ad una cessazione immediata delle ostilità e poi intraprendere una strada di vera Pace e riconciliazione.

Per tali motivi chiediamo all’Italia, all’Europa, alle Istituzioni internazionali di chiedere una cessazione degli scontri con tutti i mezzi della diplomazia e a partire da principi di neutralità attiva (quindi evitando qualsiasi pensiero di avventure militari insensate, anche solo come escalation di postura).
Cruciale in questa fase sarà anche garantire un passaggio sicuro alle agenzie internazionali e alle organizzazioni non governative per una assistenza umanitaria alla popolazione coinvolta dal conflitto, che già sta soffrendo troppo. Le reti internazionali della società civile per il disarmo umanitario hanno già sottolineato i problemi legati all’uso di armi esplosive negli ambiti urbani, o anche di armi proibite calle convenzioni internazionali come le cluster bombs. E sopratutto con il pericolo nucleare dietro l’angolo.

Una volta arrivati al cessate il fuoco è fondamentale operare concretamente per una de-escalation della crisi nel pieno rispetto del diritto internazionale, affidando alle Nazioni Unite il compito di gestire e risolvere i conflitti tra Stati con gli strumenti della diplomazia, del dialogo, della cooperazione, del diritto internazionale. Spesso si dice che l’Onu è debole… ma il motivo vero è che non le si dà mai la forza per potere concretizzare quanto previsto dalla sua Carta. E oggi l’Onu potrebbe fare da guida in maniera positiva, durante questo conflitto: va ricordato infatti come il Segretario Generale Guterres abbia basato la propria agenda politica su una proposta di Disarmo (per l’umanità, per la vita, per le future generazioni). È quindi importante che in seconda battuta si possa favorire l’avvio di trattative per un sistema di reciproca sicurezza che garantisca sia l’Ue che la Federazione Russa.

La Rete Italiana Pace e Disarmo lo ha detto chiaramente nella sua presa di posizione sulla crisi dell’Ucraina: «Come è possibile la costruzione di una Europa con “sicurezza condivisa” tra e per tutti gli Stati ed i popoli, come auspicava lo svedese Olof Palme, se si continua con questa politica di contrapposizione militare che, vista dall’altra parte, è sinonimo di accerchiamento, di minaccia alla propria sicurezza?»
Noi pensiamo che la strada da intraprendere sia invece quella della cooperazione, degli investimenti, dei contratti e del commercio equo, della mobilità, degli scambi, della solidarietà, del disarmo climatico, della neutralità attiva per costruire un’Europa di benessere, di sicurezza, di cooperazione, nel rispetto delle diversità. Solo così si potrà vivere in pace.

Per costruire un’Europa smilitarizzata dall’Atlantico agli Urali, di pace, di sicurezza per tutti, di libertà e di democrazia. Un’Europa allargata ed aperta al mondo, dove l’Alleanza Atlantica sia una collocazione culturale, di emancipazione collettiva, di condivisione di un progetto globale di pace.
Tutto questo significa dire «Sì alla pace» e «No alla guerra».

*Coordinatore Campagne – Rete Italiana Pace e Disarmo