Stamattina i sindacati S.I. Cobas e Adl Cobas porteranno al ministero dello sviluppo economico (Mise) a Roma la loro denuncia sulle modalità di internalizzazione (cioè di assunzione diretta) dei lavoratori che la multinazionale della logistica FedEx-Tnt sta seguendo a Padova, escludendo Adl Cobas ovvero il sindacato più rappresentativo in azienda. Il conflitto è anche sulla chiusura «irrevocabile» dell’hub Fedex-Tnt di Piacenza che nega la possibilità di ricollocare 280 lavoratori presso altri stabilimenti mentre l’azienda sta internalizzando altri 800, di cui 200 in Emilia Romagna. Su quest’ultima vicenda il prefetto di Piacenza Daniela Lupo ha chiesto il 9 aprile scorso l’apertura di un tavolo con la partecipazione dei ministeri del lavoro e del Mise. Entrambe le decisioni hanno portato anche a polemiche tra i sindacati di base e quelli confederali.

A Piacenza i S.I. Cobas hanno accusato la Cgil di «complicità con i padroni di Fedex» e Fedex di privilegiare il «rapporto con la Cgil» in un settore in cui con Adl i sindacati di base hanno «il 75% degli iscritti nella filiera». «Non è con la contrapposizione tra sindacati che si costruiscono le battaglie a difesa dei lavoratori – ha risposto la Cgil di Piacenza – contro una scelta gravissima, immotivata e inaccettabile di Fedex-Tnt».

A Padova, racconta Adl Cobas, il 18 marzo un volantino di Cgil, Cisl e Uil ha diffuso la notizia di un accordo di internalizzazione dei dipendenti di una cooperativa che operano nel magazzino Fedex. L’intesa è stata sottoscritta da sindacati che hanno una rappresentanza non superiore al 25% dei lavoratori, mentre Adl Cobas ne rappresenta la maggioranza: 120 su 160. Escluso dall’accordo, Adl Cobas denuncia il tentativo di negare i diritti della democrazia sindacale attraverso il ricorso a «sindacati di comodo», cancellare gli accordi migliorativi nelle più importanti aziende della logistica italiana, Si intende «dividere il magazzino di Padova dagli altri del Veneto e del Friuli». Tra l’altro, aggiunge il sindacato, la battaglia per l’internalizzazione dei lavoratori e contro le cooperative subappaltanti è stata iniziata proprio dal sindacalismo di base. Oggi invece sembra che lo si voglia escludere. È in corso uno «stato di agitazione permanente» e sono state annunciate azioni legali. La richiesta è l’internalizzazione di tutti i lavoratori per la multinazionali a condizioni diverse e migliorative.