La proposta è arrivata ed è sicuramente organica: 34 pagine dettagliate e innovative, specie sul fronte dell’inquadramento, che però hanno una grande pecca sul fronte salariale con soli 65 euro di aumento contro i circa 144 richiesti da Fim, Fiom e Uilm. La trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici è ripartira ieri mattina nella sede romana di Confindustria. Piegata dallo sciopero unitario del 5 novembre, la linea Bonomi ha dovuto cedere con il fronte padronale è sceso a patti.
«La nostra proposta non tiene solo in considerazione la grave crisi contingente, ma è anche lo strumento di garanzia attraverso il quale imprese e lavoratori possono affrontare i profondi cambiamenti in atto», afferma il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz.
Per la segretaria generale della Fiom Francesca Re David «le distanze sono ancora molto ampie, la piattaforma votata dai lavoratori ha al centro l’aumento dei minimi salariali dell’8%. L’esplicitazione di un importo è una novità positiva così come la riforma dell’inquadramento, ma la questione del salario è un on/off. Se non ci sono le condizioni per rispondere alla richiesta salariale andranno trovate».
Più morbido il segretario Fim Cisl Roberto Benaglia: dopo 11 mesi «di vuoto, la prposta costituisce finalmente una prima risposta e base utile per costruire un negoziato efficace che recuperi il tempo perso» e «un risultato contrattuale che risponda alle nostre richieste normative e salariali». La ripresa del confronto è «sicuramente positiva», rimarca il segretario Uilm Rocco Palombella: «Una base da cui partire, ma è chiaro che i 65 euro sono ben distanti dalla nostra proposta», «non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo, che è quello di salvaguardare il contratto nazionale». Il confronto proseguirà con i prossimi incontri fissati l’1, 2, 3 e 9 dicembre.