In questi giorni, come associazione Luca Coscioni insieme ad alcune associazioni di pazienti, abbiamo denunciato l’operato di un Ministro che forse non sa che le sentenze della Corte Costituzionale hanno valore superiore alle leggi che modificano e sono inappellabili.
Parliamo di nuovo di legge 40 sulla fecondazione assistita. Sarei felice se potessi dire che il Governo e il Parlamento hanno rimosso gli ultimi divieti che limitano o vietano i diritti di tutti i cittadini, e se potessi affermare che dopo 11 anni ci sono finalmente coppie che, con i loro bambini, sono rispettati come cittadini del nostro Paese. Purtroppo, non è così.

Numerose sono state le sentenze della Corte Costituzionale volte a eliminare alcuni degli insensati e discriminanti divieti della legge 40: da quella del 2009 sul divieto di produrre più embrioni e l’obbligo di contemporaneo impianto, alla sentenza del 2014 con cui la Consulta ha cancellato il divieto di applicazione di tecniche con donazione di gameti, precisando che non c’è alcun vuoto normativo e che le tecniche possono essere immediatamente applicate.

Ma il ministro della salute Lorenzin cosa fa? Preannuncia un decreto sull’eterologa per ostacolare l’immediata applicabilità della sentenza che però non viene iscritto all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Ma ciò non è bastato a fermare il Ministro, che ora, ha proposto alla Conferenza Stato – Regioni un regolamento che disciplina la donazione di gameti prevedendo una consulenza genetica scritta obbligatoria (non richiesta negli altri Paesi che pure applicano l’eterologa) con conseguenze pesanti per il sistema di donazione su cui poggia l’eterologa. L’Italia infatti esegue questa tecnica principalmente grazie a gameti importati, ma il nuovo obbligo otterrà l’effetto (voluto) di bloccare le importazioni e ancora un volta vanificare il diritto riconosciuto dalla Corte costituzionale.

Come se non bastasse, il registro dei donatori – che avrebbe potuto essere istituito presso il Registro della Procreazione medicalmente assistita – è stato invece affidato al Centro Nazionale Trapianti diretto da Nanni Costa, il quale centro, nel richiedere ai Centri di Pma i dati dei donatori, ha pensato bene di non rispettare per tre mesi l’obbligo di trattamento dei dati personali sensibili tramite codice criptato, e li ha richiesti via fax «in chiaro» violando l’anonimato dei donatori e permettendo di risalire alle coppie riceventi e ai nati.

Nonostante la gravità dell’accaduto e la necessità di ristabilire la credibilità dell’eterologa in Italia, il dr. Nanni Costa responsabile del Cnt non è stato sollevato dall’incarico dal Ministro Lorenzin, la quale, invece di agire come garante dell’accesso sanitario a chi lo necessita, lascia che sia violata la privacy di tante famiglie italiane e crea nuovi ostacoli per la donazione di gameti al fine di reintrodurre divieti che non sono più in vigore, «dimenticando» inoltre nell’aggiornare le linee guida sulla legge 40 che nel 2015 vi sia stata un’altra pronuncia della Corte Costituzionale che apre l’accesso alla fecondazione assistita anche per coppie fertili portatrici di patologie genetiche e nonostante le indicazioni della Corte Costituzionale sull’eterologa ha rinviato ad un regolamento successivo il numero di donazioni di gameti per donatore.

Se il Ministro Lorenzin, che con il suo comportamento spinge di fatto molte persone che non possono avere un figlio a cercare cure all’estero, non vuole rendersi responsabile della violazione delle sentenze della Consulta, deve rimuovere il responsabile della violazione dell’anonimato dei donatori e della privacy delle coppie e dei nati, Nanni Costa, e rispettare i diritti dei cittadini, abbandonando la difesa ideologica di divieti incostituzionali.

* segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica