L’ente americano che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, Fda (Food and Drug Administration), rischia di essere travolta dalla polemica politica per colpa del presidente Trump, proprio nel mezzo di una pandemia che solo negli Stati uniti ha già causato quasi 200mila morti e più di sei milioni di casi.

C’è un’elezione il tre novembre da vincere, e l’attuale inquilino della Casa bianca non ha scrupoli nell’utilizzare le istituzioni scientifiche con l’obiettivo di fare campagna elettorale: sono settimane che ripete che ci sarà una cura o un vaccino proprio entro quella fatidica data.

E purtroppo alle parole seguono i fatti: la settimana scorsa, davanti a un gongolante Trump, il capo della Fda, l’oncologo Stephen Hahn aveva annunciato di aver classificato una terapia sperimentale basata sul plasma dei pazienti curati da coronavirus come «cura per uso compassionevole», uno status che permette ai medici di usarla sui pazienti nei casi più critici pur in assenza di prove che funzioni davvero.

Il che non solo rischia di minare la credibilità dell’istituzione, ma anche di frenare la ricerca: che paziente accetterà di entrare in un trial clinico dove a metà dei pazienti, a caso, viene somministrato un trattamento placebo e all’altra il farmaco, quando può accedere direttamente a un farmaco teoricamente efficace? In questo modo sarà difficile valutare l’efficacia reale del farmaco.

Domenica lo stesso Hahn spiegava al Financial Times che apriva la porta alla possibilità di autorizzare uno dei vaccini in corso di sperimentazione, in tempo per le elezioni, ma mettendo a repentaglio la vita dei pazienti a cui verrebbe somministrato un vaccino che – pur con i tempi record in cui si sta lavorando per arrivare a un risultato – sarebbe privo di tutte le stringenti evidenze scientifiche che sono normalmente necessarie per metterlo sul mercato.

Ma a preoccuparsi non sono solo gli scienziati, terrorizzati che questo modus operandi mini la fiducia di un pubblico sempre più incerto e attratto dalle sirene no-vax: anche le stesse aziende farmaceutiche temono che politicizzare la Fda potrebbe mettere a repentaglio i loro guadagni basati sulla fiducia che medici e pazienti hanno sui farmaci messi a punto da queste imprese.

Trump aveva scritto dieci giorni fa in un tweet delirante che il «deep state o chiunque sia» alla Fda stavano cercando di impedire il reclutamento di volontari per testare i vaccini, per «ovviamente» impedire la sua rielezione, mentre a marzo le sue affermazioni sull’idrossiclorochina come «svolta» contro il Covid-19, aveva fatto prendere la decisione alla Fda di classificarla, ancora una volta, come farmaco compassionevole.

Peccato che a giugno la stessa Fda aveva dovuto ammettere che si trattava di un farmaco «difficilmente efficace» e aveva dovuto revocare la decisione.

Hahn, subissato dalle critiche, ha spiegato che le decisioni della Fda sono prese sulla base della scienza, ma la virologa Angela Rasmussen, della Columbia University, ha già bollato l’eventuale decisione di autorizzare un vaccino che non abbia superato tutte le fasi di sperimentazione come «non etica».