E turno unico sia. Alla Carrozzeria di Mirafiori e alla Maserati di Grugliasco si lavorerà dalle ore 8 alle 16. La decisione di Fca, comunicata alle rappresentanze sindacali, è solo l’ultimo tassello funesto sui destini del vecchio cuore produttivo del Lingotto. «Siamo ormai in un pozzo che è senza fondo. L’ennesima brutta notizia per i lavoratori», commentano a caldo il segretario generale della Fiom torinese Edi Lazzi e il responsabile di Mirafiori, Ugo Bolognesi. Pochi giorni fa, era stato reso noto il ricorso a nuova cassa integrazione per gli impiegati degli Enti centrali, ora arriva questa amara novità. Mentre resta da capire come verrà rivisto il piano di investimenti sugli stabilimenti italiani (alla presentazione erano 5 miliardi in tre anni), sottoposto a un adeguamento alla luce dell’introduzione dell’ecotassa nella legge di Bilancio. Lo aveva annunciato l’ad del gruppo Mike Manley, lunedì, al Salone di Detroit.

ANDANDO SU UN TURNO unico gli operai delle due fabbriche perderanno le maggiorazioni legate al turno pomeridiano, cancellato. Il motivo della scelta aziendale sono le scarse vendite dei modelli Maserati, realizzati negli stabilimenti piemontesi: Ghibli, Levante e Quattroporte. «A fronte dell’uso intensivo degli ammortizzatori sociali e delle conseguenti poche giornate in cui si lavorerà nel 2019, i lavoratori vedranno un’ulteriore penalizzazione a livello salariale». Inoltre – precisano Lazzi e Bolognesi -, «difficilmente matureranno le giornate di permesso, di ferie, di tredicesima, in quanto non lavoreranno, durante il mese, le ore sufficienti per ottenerle. Con una battuta viene da dire che in questo modo faranno pagare l’ecotassa ai lavoratori».

IERI, A TORINO, la Fiom ha incontro i vertici aziendali del Lingotto all’Unione industriale, nell’ambito degli incontri per discutere i contenuti della nuova piattaforma contrattuale. Si è parlato di salute, sicurezza e condizioni di lavoro. Il sindacato ha chiesto un aumento delle pause e un maggiore investimento sul ruolo degli Rls, i rappresentanti per la sicurezza. Per ora, il confronto è agli albori. «L’ecotassa è uno dei fattori negativi ma non c’è solo quello. C’è un problema di volumi. Vogliamo conoscere le strategie complessive dell’azienda. Il governo dovrebbe sospendere l’ecotassa e investire i soldi nella transizione verso l’elettrico». Così, Michele De Palma, responsabile Auto della Fiom, che ha, poi, sottolineato come, proprio ieri, la Fiom abbia chiesto a Fca «un incontro sul futuro produttivo e occupazionale degli stabilimenti italiani, a prescindere dall’ecotassa».

Proprio a causa dell’ecotassa, nei giorni scorsi, Fca aveva comunicato l’indisponibilità a presentarsi al consiglio congiunto di Regione Piemonte e Comune di Torino presso la sede della Città Metropolitana. Protestano il Capogruppo di Leu in Regione Marco Grimaldi e la capogruppo di Torino in Comune, in Sala Rossa, Eleonora Artesio: «Alla fine, l’inadeguatezza del governo diventa un ottimo pretesto per Fca per non confrontarsi con le istituzioni e per sospendere il piano, a spese dei lavoratori e delle lavoratrici». Torino e il Piemonte potrebbero, invece, tornare al centro di un disegno industriale del Paese. «La transizione verso l’elettrico e verso la mobilità ibrida può diventare una sfida per tutto il mondo del lavoro, della ricerca e dell’impresa, se cessa di essere un espediente narrativo. Fca è tenuta a confrontarsi su questa prospettiva e sull’obiettivo della piena occupazione con le istituzioni, e la decisione di convocare o disdire un incontro ufficiale spetta solo a queste ultime».

NON PREOCCUPANO solo Mirafiori e Grugliasco. Anche l’indotto inizia a sentire le pesanti ripercussioni di questa situazione di indeterminatezza. E se Fca rifiuta il confronto con i consigli regionale e comunale per la Fiom è altrettanto grave «l’incredibile silenzio delle stesse istituzioni e del governo». Lazzi e Bolognesi hanno, così, concluso: «Non si rendono conto, o non vogliono rendersi conto, che siamo di fronte alla più grave crisi del settore degli ultimi anni che potrebbe addirittura mettere a rischio la tenuta di tutti gli stabilimenti presenti sul nostro territorio. Dal canto nostro faremo di tutto per tutelare le lavoratrici e i lavoratori. Nei prossimi giorni organizzeremo le assemblee per decidere le iniziative da promuovere».