Con una mossa irrituale i vertici di Fca hanno messo sub judice la partecipazione ad un consiglio regionale-comunale congiunto e aperto previsto per giovedì prossimo, programmato da circa tre mesi.
Tutto sembrava procedere serenamente, tanto da far pensare che gli Elkann potessero sfruttare l’occasione per una passerella priva di rischi, quando domenica sera dal mondo Fiat torinese sono cominciate a filtrare le prime voci di «rinuncia» a causa della cosiddetta norma «bonus malus» presente nella manovra economica del governo, inerente l’acquisto di nuove automobili. Balzello sulle auto «inquinanti» e bonus su quelle ecologiche, in primis quelle elettriche: norma su cui ampie rassicurazioni di «modifiche» ha dato il ministro dell’interno Matteo Salvini.

Come noto la produzione Fca, al momento, esclusa una componente non trascurabile legata al metano, sarebbe più colpita che beneficiata dalla mossa voluta dalla componente pentastellata del governo.

PIETRO GORLIER, TORINESE NATO da una famiglia operaia di Torino – l’uomo perfetto per dare risposte pubbliche al futuro produttivo di Mirafiori – capo del settore Europa, Africa e medio Oriente per Fca è stato quindi fermato dai vertici della multinazionale, e solo oggi a mezzogiorno si saprà se riceverà il via libera per fare una breve dichiarazione presso il consiglio regionale comunale congiunto, alla presenza di tutti consiglieri, sindacati, lavoratori nonché del presidente della Regione Sergio Chiamparino e della sindaca Chiara Appendino.

Tutti quanti sono quindi in attesa di sapere cosa deciderà la Fca.

Michele de Palma, coordinatore di Fca e Cnh della Fiom commenta: «Io trovo incredibile che a Torino si organizzino delle manifestazioni a favore del Tav e non contro la scomparsa della Fiat: Torino rimane, che piaccia o no, la capitale italiana dell’automobile, soprattutto del futuro. Detto questo siamo di fronte al frutto di una completa mancanza di confronto tra governo, Fca e parti sociali. Noi siamo esclusi addirittura a priori, come accade a Roma oggi al tavolo Mise dove vengono ricevuti gli imprenditori. Le norme che saltano fuori come funghi, prive di confronto con produttori e i sindacati producono questi effetti: sarebbe buona cosa che, ben oltre il consiglio comunale-regionale oggi in bilico, Torino diventasse il luogo dove insieme si decide cosa sarà l’auto e i trasporto del futuro».

NESSUN COMMENTO GIUNGE dalla maggioranza cinque stelle del Comune di Torino, sempre attenta ad avere buoni rapporti con il mondo Fca. Ci pensa il consigliere regionale di Sinistra Italiana – facente parte della maggioranza di Sergio Chiamparino, ma non si sa ancora per quanto date le «divergenze» sulla questione Tav – Marco Grimaldi a chiarire la situazione: «È una vicenda che mescola la razza padrona alla sciatteria, dato che per un incontro di tale importanza si procede con metodi che andrebbero bene per le partite di calcetto a cui si può anche non andare avvertendo mezz’ora prima. Sarebbe stato ammissibile chiedere un rinvio nel caso di un incontro con il governo in contemporanea mentre, va detto, il governo in questi mesi che non ha fatto nulla per aprire un confronto sul futuro industriale dell’automotive. Tuttavia Fca, se diserterà l’appuntamento di giovedì – programmato e organizzato con la presenza di 200 persone tra amministratori, parlamentari, consiglieri regionali, lavoratori e rappresentanti sindacali – farà uno sgarbo inaudito: Fca è abituata molto male e deve comprendere che le istituzioni non sono le sue sale stampa. Fca ci ripensi, venga a Torino entro la fine dell’anno e apra un confronto che sia, prima di tutto, con la realtà».

«IL PIANO INDUSTRIALE DI FIAT – aggiunge Giorgio Airaudo, già parlamentare di Sel e sindacalista della Fiom – è molto debole. Non hanno funzionato quelli di Marchionne che apparivano molto più solidi e questo apparentemente è ancora più aleatorio. Se invece vogliono fare pressione sul governo quale luogo migliore di un consiglio aperto e congiunto? Spero che Chiamparino e Appendino tengano la schiena dritta. La Fiat ha tenuto in bilico abbastanza la città e la regione, non ha mai mantenuto gli impegni presi. Temo che questa polemica nasconda l’ennesimo passo che conduce la Fiat lontano da Torino».