Le rassicurazioni non eliminano le preoccupazioni. Dopo la fusione con Psa, il gruppo Fca ha incontrato – ieri a Torino – i sindacati confermando gli investimenti in Italia: va avanti il piano da 5 miliardi e non chiuderanno gli stabilimenti, dove, nel 2022, sarà raggiunto l’obiettivo della piena occupazione. Queste le promesse del Lingotto.

Al termine dell’incontro, Edi Lazzi, segretario provinciale della Fiom, pur giudicando positivamente «il fatto che l’azienda abbia confermato il mantenimento di tutti gli stabilimenti», resta perplesso e critico «sulla possibilità di garantire la piena occupazione soltanto con il restyling delle Maserati e la produzione della 500 elettrica». Servono nuovi modelli, «soprattutto – ha sottolineato Lazzi – per i lavoratori di Torino che entrano nel tredicesimo anno consecutivo di cassa integrazione». La proposta della Fiom è quella di far di Torino «il polo delle auto di alta gamma con le Maserati e delle city car con l’elettrico».
È toccato a Pietro Gorlier, responsabile delle attività europee del gruppo italoamericano, incontrare prima Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Quadri e poi la Fiom, per illustrare i risvolti italiani dell’alleanza dalla quale nascerà il quarto costruttore al mondo.

All’uscita dalla palazzina di Mirafiori, i riscontri sono stati, seppur con sfumature diverse, positivi. Soddisfatta la Fim con Marco Bentivogli («C’è la conferma che non saranno chiusi stabilimenti e questa è una rassicurazione», ha detto). Sulla stessa lunghezza d’onda Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, che però aggiunge: «Il nostro compito resta comunque quello di vigilare su eventuali ricadute occupazionali, poiché ogni fusione per sua natura comporta sia opportunità sia rischi».

Francesca Re David, segretaria generale della Fiom, a fine riunione, ha dichiarato: «È necessario arrivare all’appuntamento della fusione avendo consolidato tutti gli stabilimenti italiani. È un anno delicato, in Italia c’è una debolezza che va colmata, al momento si produce metà della capacità installata. Dobbiamo arrivare al momento in cui la fusione si completerà con un sistema adeguatamente potenziato e innovativo, riportando a regime la capacità degli impianti con produzioni ecosostenibili». È prudente il leader della Cgil, Maurizio Landini: «Siamo all’inizio. È tutto da vedere: la garanzia dei livelli occupazionali, quali modelli si fanno, quale innovazione si introduce, quale ruolo hanno gli stabilimenti italiani. C’è bisogno che sul settore dell’automotive e della mobilità ci sia un’attenzione, una presenza più forte del governo».

Resta aperto il capitolo della scelta del rappresentante dei lavoratori di Fca che siederà nel board. Si deve, infatti, ancora decidere con quali criteri debba essere scelto, visto che sono molti i Paesi in cui il gruppo è presente. La posizione dei sindacati non è univoca. La Fiom insiste sulla necessità che venga eletto dai lavoratori.
Mauro Ravarino